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Valorizzazione e agricoltura, una Strategia nazionale per i fanghi di depurazione

E’ il Piano al 2030 per la gestione contenuto nello studio ‘L’industria idrica e le sfide dell'economia circolare. La gestione sostenibile dei fanghi di depurazione’, messo a punto da Althesys in collaborazione con Utilitalia e Fise Assoambiente. Le stime sui fanghi da trattamento delle acque reflue urbane prodotti in Italia arrivano a 3,8 milioni

fanghi di depurazione
Foto di Hermann Hammer da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Una strategia nazionale per valorizzare i fanghi di depurazione, attraverso un quadro normativo chiaro e stabile per l’utilizzo in agricoltura e la valorizzazione della qualità, grazie ancora la creazione di una rete di stakeholder. Questa la roadmap al 2030 per la gestione dei fanghi di depurazione lanciata dallo studio ‘L’industria idrica e le sfide dell’economia circolare. La gestione sostenibile dei fanghi di depurazione’, messo a punto da Althesys in collaborazione con Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua ambiente e energia), Fise Assoambiente, Acea, Cap, Hera, MM, Smat, Veolia.

“La gestione dei fanghi di depurazione è centrale per la chiusura dell’intero ciclo idrico – spiega l’economista bocconiano Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – poiché più a fondo si pulisce l’acqua proveniente dalle fognature e più fanghi restano nel depuratore”.

I fanghi da trattamento delle acque reflue urbane prodotti in Italia nel 2018 – viene rilevato – sono stati 3,1 milioni di tonnellate secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra); e i alcuni calcoli di Utilitalia, le stime arrivano a 3,8 milioni. Il grado di copertura nazionale del servizio di depurazione è circa il 90%, ma se si considera la capacità degli impianti con il carico inquinante potenziale generabile nel territorio, la copertura scende al 57%.

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Nelle regioni dove la depurazione è più efficiente si ha una maggior produzione di fanghi. In testa ci sono Lombardia (14%), Emilia-Romagna (12,2%), Veneto (12%) e Lazio (11,6%); a chiudere la Sicilia, con Calabria, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. Il costo di sistema della gestione dei fanghi è stimabile tra i 400 e i 520 milioni di euro, assumendo un mix delle varie modalità di gestione e una produzione nazionale tal quale intorno ai 4 milioni di tonnellate a regime.

“Questi materiali, purtroppo, sono spesso inviati in discarica invece di procedere al recupero di materia e di energia. I modi con i quali i fanghi possono essere riutilizzati in agricoltura o con la valorizzazione energetica sono diversi. In particolare, l’impiego dei fanghi in agricoltura si è trovato a fronteggiare a più riprese, negli anni, incertezze normative, interventi giurisprudenziali e legislazioni regionali differenti, con forti impatti sulla gestione e i costi per le imprese idriche – viene messo in evidenza – parallelamente, le destinazioni alternative all’agricoltura in Italia sono limitate da vari fattori: pochi impianti ‘waste to energy’ per i fanghi, uso limitato nei cementifici, restrizioni per lo smaltimento in discarica. Tutto questo grava, in ultima istanza, sui cittadini, con maggiori costi e peggior qualità del servizio e dell’ambiente”.

I fanghi – continua Marangoni – sono “una risorsa che, in una logica di economia circolare, possono essere recuperati, fornendo nutrienti all’agricoltura o producendo energia. Bisogna quindi evitare lo smaltimento in discarica e valorizzare le sinergie con gli altri settori, agricoltura ed energia, tracciando un piano a medio-lungo termine di gestione nazionale condivisa che, in un quadro normativo chiaro, consideri le diverse opzioni tecnologiche”.

La strategia al 2030 dell’industria idrica sui fanghi che si articola su più direttrici: definire un quadro normativo chiaro e stabile per l’utilizzo in agricoltura, che preveda un tavolo di coordinamento istituzionale normativo. Quella presa in considerazione è una Strategia adeguata alle esigenze del delicato momento e che permetta di ricorrere anche ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nel quadro del Next Generation Eu; al suo interno infatti alla voce dedicata alla transizione ecologica il governo ha previsto, al momento, lo stanziamento di 15,3 miliardi di euro nella rubrica ‘Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica’.

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Secondo lo studio serve più in generale “un piano impiantistico nazionale che favorisca anche l’adozione di tecnologie innovative, con la sperimentazione e la ricerca di soluzioni avanzate di minimizzazione e di recupero dei fanghi o impianti per la produzione di biometano, e infine una programmazione regionale all’interno di indirizzi e linee guida definiti a livello nazionale”.