La percentuale di fresato d'asfalto recuperato in Italia è salito in 4 anni di 5 punti percentuali. Un buon risultato anche se gravemente insufficiente se comparato a quello ottenuto da altri Paesi Europei. Un recupero del 100% - fattibile guardando all’esempio di Regno Unito e Belgio - consentirebbe di risparmiare oltre 1 miliardo di euro e tagliare significativamente le emissioni
Paradossalmente, l’Italia è il Paese europeo in cui c’è la maggior disponibilità di fresato d’asfalto “pulito” riciclabile al 100%
(Rinnovabili.it) – Passata dal 20 del 2014 al 25 nel 2018, la percentuale di fresato d’asfalto recuperato e riciclato in Italia è ancora al di sotto della media Europea che, grazie ad esempi virtuosi quali Germania, Francia e Belgio, si attesta invece intorno al 60%.
A rivelarlo sono i dati emersi dall’analisi condotta da Siteb – Associazione Strade Italiane e Bitumi secondo la quale il risparmio, sia in termini economici che ambientali, potrebbe e dovrebbe nel nostro Paese essere molto più elevato. Con una percentuale di riciclo del fresato d’asfalto pari al 100%, ha calcolato l’Associazione, le spese in materie prime potrebbero ogni anno essere ridotte di circa 1,2 miliardi di euro, favorendo al contempo un significativo abbassamento delle emissioni inquinanti.
Allo stato attuale invece, il riutilizzo del 25% del fresato comporta ogni anno il minor impiego di “sole” 300.000 tonnellate di bitume vergine ed il recupero di 7.500.000 tonnellate di inerti, equivalenti in termini economici ad un risparmio di circa 300-320 milioni di euro (calcolato sulla base delle sole materie prime ed esclusi quindi i costi relativi ai lavori).
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Ma è davvero possibile raggiungere una percentuale tanto alta da sfiorare il 100%?
In Europa, la strada giusta ce la mostrano Germania, Francia, Regno Unito, Belgio ed Olanda, le cui percentuali di recupero salgono rispettivamente a 84, 70, 90, 95 e 71%. Merito, evidenzia Siteb, di una burocrazia più snella ed efficiente, ma indice, allo stesso tempo, che un riciclo quasi totale della pavimentazione stradale è oggi certamente possibile. Anche in Italia servono apposite leggi, com’è per esempio in Francia, che vietino di portare il fresato d’asfalto rimosso nelle discariche e che, al contrario, obblighino gli addetti ai lavori al riutilizzo della materia, considerata “prodotto primario” dall’elevato valore economico.
“Nonostante la normativa nazionale ed europea spinga, verso l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse ambientali – ha dichiarato il direttore del Siteb, Stefano Ravaioli – la nostra burocrazia, il complesso regime autorizzatorio e il pregiudizio di tecnici e progettisti ostacolano ancora lo sviluppo del riciclo del fresato d’asfalto, limitandone l’impiego. Troppo spesso la normativa nazionale si presta a differenti interpretazioni da parte di Enti e Regioni che disorientano gli operatori del settore, creando uno scenario incerto. È paradossale che proprio nel Paese in cui c’è la maggior disponibilità di fresato “pulito” (senza l’inquinamento da catrame), riciclabile al 100%, si faccia il possibile per ostacolarne anziché incentivarne il recupero. E’ una questione di buon senso”.
Come accennato sopra, non si tratta solo di soldi, ma anche di ambiente, emissioni e tutela del territorio. Secondo l’Associazione, un recupero totale del fresato consentirebbe al nostro Paese di risparmiare ogni anno il bitume prodotto da tre raffinerie di medie dimensioni nonchè inquinamento prodotto dalla circolazione continua di 330.000 autocarri sul territorio nazionale.
Emanato dal Ministero dell’Ambiente, il decreto End Of Waste per il fresato d’asfalto ha “messo ordine nel recupero del materiale”, lasciando tuttavia inalterati i limiti quantitativi delle vecchie autorizzazioni in procedura semplificata. Non ha dubbi Ravaioli, convinto della necessità urgente di un ulteriore sforzo per semplificare le procedure per il riciclo ed il recupero del materiale: “l’Economia Circolare – ha concluso – è un dovere per la Pubblica Amministrazione e una priorità per tutti”.