I ricercatori hanno migliorato il processo per riciclare il policarbonato senza perdita di qualità
(Rinnovabili.it) – Un team di ricercatori ha recentemente ideato un processo sostenibile a ciclo chiuso per riciclare il policarbonato catturando al contempo il carbonio.
Il riciclo convenzionale della plastica è un processo meccanico che prevede la selezione, la pulizia e la riduzione in scaglie prima di un passaggio ad alta temperatura. Ma non tutta la plastica si può riciclare in questo modo. Inoltre, l’esposizione ripetuta al calore elevato può causare cambiamenti permanenti nella struttura chimica della plastica, con conseguente materia prima seconda di scarsa qualità.
Il metodo proposto dalla Florida State University converte il policarbonato nei suoi elementi costitutivi con un processo di depolimerizzazione. La chiave è la lignina, componente della biomassa che può sostituire almeno parzialmente i combustibili fossili nella produzione di plastica. Si tratta di un componente rinnovabile, con un ampio mercato e basso costo.
Il processo prevede il riscaldamento del policarbonato a 90 °C per 12 ore utilizzando un catalizzatore organico per accelerare la reazione di depolimerizzazione, Da questa operazione, i ricercatori hanno ottenuto carbonato ciclico, monomero del policarbonato originario. La seconda fase, ovvero la polimerizzazione del carbonato ciclico in nuovo policarbonato, può essere eseguita a temperatura ambiente e pressione atmosferica normale. Sono condizioni, queste, molto più blande di quelle richieste per la sintesi convenzionale. Inoltre, il materiale così ottenuto si può riciclare più volte senza comprometterne le proprietà originali. Allo stesso tempo, l’utilizzo della lignina permette l’assorbimento del carbonio – almeno in parte – generato dalla reazione.
Il team non ha quantificato la quantità, ma gli esperimenti continuano. L’obiettivo è anche determinare quante volte il polimero può effettivamente essere riciclato senza degradarsi. Se tutto andrà come si attendono gli scienziati, questo metodo può generare prodotti circolari per settori quali l’edilizia, l’agricoltura, l’imballaggio, i cosmetici, il tessile, i pannolini e gli utensili da cucina usa e getta.