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Si potranno usare le ceneri dell’Etna come materie prime seconde

Seguendo le linee guida sviluppate da ARPA, INGV e Università di Catania, i residui delle eruzioni diventeranno materie prime seconde

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Foto di Alex Gruber su Unsplash

L’uso di ceneri vulcaniche come materie prime seconde proposto da un decreto

(Rinnovabili.it) – Ormai i catanesi hanno imparato a conviverci, ma quando ruggisce e borbotta l’Etna fa sempre impressione. Ora però, anche i suoi “colpi di tosse” verranno accolti con più pazienza. Anche perché se può trarre qualcosa di buono. Il decreto dell’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro, ha infatti stabilito che le ceneri vulcaniche dell’Etna potranno essere impiegate come materie prime seconde in sostituzione di altri materiali vergini nei processi produttivi. Il provvedimento fornisce indicazioni sui protocolli che Comuni e imprese devono seguire per valorizzare le ceneri non contaminate o inquinate. Se ne trovano a iosa depositate su strade, tetti e altre aree aperte in seguito alle eruzioni vulcaniche, ma anche durante la normale attività dell’Etna.

Le ceneri sono state considerate un problema per i comuni, che ne devono organizzare periodicamente pulizia e smaltimento. Lo stesso fanno gli abitanti sui loro balconi e nei cortili. Da oggi possono trasformarsi in una risorsa per le aziende, entrando nei cicli produttivi. In conformità con la normativa nazionale, le ceneri vulcaniche sono escluse dalle disposizioni sui rifiuti, ma serve un disciplinare operativo per garantire il corretto riutilizzo senza danni ambientali o rischi per la salute umana

“Da problema, le ceneri vulcaniche possono diventare una risorsa per le aziende”, ha sottolineato l’assessore. “Era necessario un disciplinare con le opportune precisazioni di carattere operativo per il corretto riutilizzo a fini produttivi. Ora faremo partire una campagna di comunicazione per sensibilizzare anche i privati cittadini a una raccolta delle ceneri vulcaniche che ne favorisca il riuso”.

Le linee guida del decreto derivano dalla collaborazione tra i tecnici dell’assessorato regionale, l’Arpa, la sezione catanese dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e il dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Catania, coinvolto in un progetto di ricerca specifico. Il testo del decreto non è ancora stato pubblicato sul sito della Regione.