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Scoperto il modo di riciclare pale eoliche senza romperle

Un processo chimico dell’Università di Aarhus consente di riciclare pale eoliche mantenendo intatte le fibre di vetro o di carbonio

riciclare pale eoliche
Via depositphotos.com

Il metodo per riciclare pale eoliche è promettente, ma deve risolvere ancora un problema

(Rinnovabili.it) – Un processo chimico scoperto dall’Università di Aarhus, in Danimarca, può imprimere una svolta interessante e creare maggiori opportunità di riciclare pale eoliche. La sostanza utilizzata dai ricercatori, infatti, è capace di rompere il composto epossidico delle turbine ed estrarne contemporaneamente fibre di vetro intatte.

Le resine epossidiche sono polimeri termoindurenti composte da un formulato a base di una resina e un indurente. Miscelati in un certo rapporto, danno origine a uno strato vetrificato lucido

I ricercatori hanno dimostrato che utilizzando un catalizzatore a base di rutenio e due solventi (isopropanolo e toluene), si può separare la matrice epossidica, recuperare uno dei mattoni originali del polimero epossidico – il bisfenolo A (BPA) – e fibre di vetro completamente intatte in un unico processo.

Il processo appena scoperto dimostra che riciclare turbine eoliche è possibile, visto che si può applicare alla maggior parte di quelle esistenti, comprese quelle attualmente in produzione. Anche altri materiali a base epossidica possono essere trattati con lo stesso metodo.

Un primo passo verso il riciclo delle pale eoliche

I risultati sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature e l’Università di Aarhus, insieme al Danish Technological Institute, ha depositato una domanda di brevetto per il processo.

Tuttavia, il metodo non è ancora immediatamente scalabile, poiché il sistema catalitico non è abbastanza efficiente per l’implementazione industriale e il rutenio è un metallo raro e costoso. Si tratta quindi di un primo passo verso il successo, che va ora consolidato con ulteriore ricerca.

“Tuttavia, la consideriamo una svolta significativa per lo sviluppo di tecnologie durevoli in grado di creare un’economia circolare per i materiali a base epossidica – ha detto Troels Skrydstrup, uno degli autori principali dello studio – Questa è la prima pubblicazione di un processo chimico in grado di disassemblare selettivamente un composito epossidico e isolare uno dei più importanti elementi costitutivi del polimero epossidico, così come le fibre di vetro o di carbonio, senza danneggiarle nel processo”.