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Gli schermi OLED di nuova generazione “riciclano” i capelli tagliati

schermi oled
Credits: Queensland University of Technology

Nuovi materiali “bio” per la produzione di schermi OLED

(Rinnovabili.it) – Dove finiscono i capelli una volta tagliati? Se la domanda la doveste porre al professor Prashant Sonar e ai suoi colleghi della Queensland University of Technology, la risposta sarebbe “nell’hi-tech di ultima generazione”. Strano ma vero: il gruppo di ricercatori ha deciso di utilizzare questo specifico scarto biologico per realizzare schermi OLED flessibili.

Con l’aiuto materiale di un barbiere di Brisbane, i ricercatori hanno trasformato le piccole ciocche di capelli in minuscole strutture in carbonio. Nel dettaglio, hanno creato piccolissimi punti, chiamati nanodots; si tratta di strutture oggi impiegate nell’archiviazione di informazioni ad alta densità, nell’accumulo di energia e persino in dispositivi a emissione di luce.

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“I diodi organici a emissione di luce (OLED), flessibili e a basso costo grazie a materiale nanoemettitore proveniente dai rifiuti, aprono nuove opportunità per una tecnologia sostenibile”, scrive il team. Per produrre i nanodot, i ricercatori hanno sviluppato un processo in 2 fasi che prevede la rottura della fibre e la loro combustione a 240°C. I punti elaborati sono stati, quindi, dispersi in maniera uniforme in un polimero dove si sono autoassemblati per formare “nano-isole”. Questa sorta di agglomerati preserva l’emissione luminosa. Uno dei problemi più comuni con i materiali emettitori generati dai rifiuti consiste, infatti, nello spegnimento allo stato solido.

Human hair used to make flexible displays for smart devices

Il professor Sonar e il collega Ken Ostriko sostengono che lo studio offra il primo esempio di trasformazione di rifiuti biologici umani in nanomateriali altamente luminescenti con cui fabbricare schermi OLED flessibili. “I rifiuti sono un grosso problema”, ha commentato Sonar. “Gli OLED a base di punti di carbonio derivati dai capelli umani potrebbero essere utilizzati per alcune applicazioni indoor come il packaging intelligente. Potrebbero anche servire come una piccola sorgente luminosa, ad esempio nei cartelli, o essere impiegati nei dispositivi medici a causa della non tossicità del materiale”.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Advanced Materials (testo in inglese).

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