Rinnovabili • Sbloccare il riciclo italiano Rinnovabili • Sbloccare il riciclo italiano

“Sbloccare il riciclo italiano”, il momento d’agire è adesso

Organizzazioni del mondo imprenditoriale e associativo si appellano a Governo e Parlamento per superare l’attuale battuta d’arresto dell’economia circolare. Il blocco delle attività costa all’Itali 2 mld di euro l’anno

Sbloccare il riciclo italiano

 

Circa 60 sigle imprenditoriali ed associative hanno firmato un appello per sbloccare il riciclo italiano

(Rinnovabili.it) -Sbloccare il riciclo italiano recependo al più presto le nuove direttive europee in tema rifiuti. Questo quando chiedono oggi 56 realtà nazionali, riunite in una sola voce, a Governo e Parlamento. Dal mondo imprenditoriale alle sigle associative, l’Italia dell’economia circolare fa squadra per denunciare l’attuale crisi di settore e le sue ricadute su ambiente e cittadini. Oggi nel Belpaese, infatti, le nuove strade del riciclo hanno palizzate apparentemente insormontabili e riconducibili alla spinosa questione normativa dell’End of Waste.

 

All’inizio del 2018 una sentenza del Consiglio di Stato ha di fatto paralizzato il comparto stabilendo che solo lo Stato potesse decidere in materia di cessazione della qualifica di rifiuto, negando la possibilità alle amministrazioni la possibilità di concedere autorizzazioni al riciclo caso per caso. Il decreto Sblocca Cantieri ha cercato di mettere una toppa al problema ma, come spiegano oggi le organizzazioni, non ha risolto la situazione. Al contrario, il provvedimento si è limitato a salvaguardare le tipologie e le attività già previste e regolate dal DM 5 febbraio 1998 (e successivi), escludendo quindi quelle che sono state sviluppate nel frattempo.

 

Perché si tratta di un elemento fondamentale? Perché se si escludono le tipologie più note di rifiuti (es. carta, vetro, allumino, plastica, ecc.), per tutte le altre gli impianti di trattamento e recupero necessitano di autorizzazioni ah hoc per lavorare. Le 56 sigle hanno raccolto in un documento i 10 casi più eclatanti legati a questa paralisi normativa, riguardante settori come i rifiuti da spazzamento stradale o le scorie degli inceneritori.

 

L’invio dei nostri rifiuti all’estero ha costi troppo elevati per i cittadini e le imprese ed è proprio un Paese povero di materie prime come l’Italia, a dover valorizzare i materiali di scarto per essere competitivo nel confronto internazionale e rafforzare la propria base imprenditoriale – si legge nella nota stampa delle 56 organizzazioni. “Il blocco delle autorizzazioni ci costa 2 miliardi di euro in più all’anno”.

La soluzione  – continuano – per porre fine a questa emergenza è stata indicata dall’Europa con il Pacchetto di Direttive in materia di economia circolare, pubblicato a giugno 2018. Le imprese e le Associazioni hanno richiesto con forza di recepire tali Direttive per garantire una gestione sicura ed efficiente dei rifiuti e affrontare le sfide ambientali ed economiche a livello globale”.