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Il riutilizzo dei tessuti riduce di 70 volte gli impatti dell’industria tessile

riutilizzo dei tessuti
Foto di Artificial Photography su Unsplash

(Rinnovabili.it) – Il riutilizzo dei tessuti può ridurre fino a 70 volte gli impatti ambientali del settore dell’abbigliamento: lo afferma un nuovo studio commissionato da EURIC, la confederazione delle industrie del riciclaggio UE, che si conclude con un appello a istituzioni e imprese a investire in impianti di riciclaggio a livello globale. 

La ricerca ha mostrato i benefici apportati all’ambiente dal riutilizzo dell’abbigliamento, anche alla luce degli impatti globali generati dal settore delle esportazioni e dei trasporti: incentivando il riutilizzo dei tessuti si risparmiano infatti significative quantità di acqua e di emissioni di CO2 (fino a 3 kg per capo) rispetto al produrre nuovi capi d’abbigliamento.

Dati e numeri che potrebbero divenire realtà, secondo EURIC, a partire dal 2025, quando entrerà in vigore la strategie UE per i tessuti sostenibili. Mariska Boer, la presidente della confederazione di riutilizzo e riciclo dei tessuti, ha spiegato: “Purtroppo, circa il 62% degli indumenti e dei tessili usati finisce nei rifiuti domestici, il che significa che i tessuti di valore rischiano di essere inceneriti o smaltiti in discarica. L’industria europea del riutilizzo e del riciclaggio dei tessuti prevede una catena di valore circolare in cui ogni capo di abbigliamento viene riutilizzato in modo ottimale e/o riciclato. Questo studio avalla i benefici ambientali di un mercato globale per il riutilizzo e il riciclaggio del tessile potenziale per affrontare le crescenti quantità di bassa qualità e abbigliamento non riutilizzabile”.

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Occorre incentivare gli investimenti in impianti di riciclaggio di fibre tessili provenienti da tessuti non più riutilizzabili

Lo studio, secondo l’organizzazione, conferma la superiorità, nella gerarchia dei rifiuti, del riutilizzo rispetto al riciclaggio, soprattutto nel caso di indumenti e tessuti di scarsa qualità, quasi sempre composti in poliestere. Indossare abbigliamento usato, inoltre, ha un ulteriore beneficio ambientale perché riduce la probabilità di acquistare nuovi capi.  

Alla luce dei dati emersi dall’indagine EURIC ha espresso una serie di raccomandazioni rivolte ai decisori politici e affinché si accelerino gli investimenti in nuovi impianti all’avanguardia in grado di effettuare il riciclo delle fibre tessili, che sarà fondamentale – spiegato – per tenerle nel ciclo: i volumi dell’abbigliamento non più utilizzabile infatti crescono e continueranno a farlo, e occorre trovare una soluzione a queste moli di materia da gestire, ma guardare anche a monte incentivando un eco-desig che allunghi e migliori la vita dell’abbigliamento. 

Già qualche settimana fa, il 19 gennaio, la European Fashion Alliance (EFA) ha pubblicato un pacchetto di misure per rendere il settore tessile maggiormente sostenibile.

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