La vice ministra Vannia Gava allarmata per i rischi del riuso degli imballaggi per la salute e l’economia
(Rinnovabili.it) – L’Italia non è contenta del testo di compromesso presentato dalla Svezia in merito al Packaging Waste Regulation e si mette di traverso rispetto agli obiettivi di riuso degli imballaggi.
“La proposta appare ancora lontana dal definire un quadro realistico e soprattutto sostenibile”, ha detto la viceministra all’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava. Il MASAF critica il documento che gli svedesi, al termine del semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, hanno presentato venerdì all’incontro preparatorio dei lavori dei Ministri dell’Ambiente del blocco.
“Definirlo compromesso appare un eufemismo se si considera che il testo continua a presentare numerosi punti irricevibili, quasi peggiorativi rispetto alla precedente bozza – ha detto Gava – Non è ancora riconosciuto, ad esempio, lo sforzo dell’Italia che ha dato risultati molto promettenti per l’economia circolare, con un tasso di riciclo al 70%. Mentre, sul piano degli strumenti innovativi, ci aspettiamo più coraggio sulle bioplastiche, che il regolamento continua a non valorizzare adeguatamente”.
Regolamento Imballaggi, cosa prevede?
Gli stati membri stanno avviando le discussioni sulla proposta avanzata dalla Commissione Europea lo scorso 30 novembre. A partire dal 1° gennaio 2030, ha proposto Bruxelles, tutti gli imballaggi sul mercato dovranno essere progettati per il riciclo. La loro riciclabilità, inoltre, deve essere garantita su larga scala dal 2035. A questo, l’esecutivo comunitario ha aggiunto misure per prevenire la produzione di rifiuti, eliminando confezioni inutili, promuovendo il riuso e la ricarica e definendo obiettivi per l’impiego di materie prime seconde.
“Siamo convinti che il riutilizzo non garantisca di per sè il migliore risultato ambientale possibile – ha però criticato l’Italia – Occorre effettuare, caso per caso, valutazioni di fattibilità e di sostenibilità economica lungo l’intero ciclo di vita del prodotto”. Il nostro Ministero punta il dito contro “i rischi del riuso per la salute umana” e sugli “effetti che rischiano di abbattersi sulle filiere nazionali degli imballaggi e della gestione dei rifiuti già esistenti”.
Una posizione condivisa da diversi governi e anche dalle componenti di destra nel Parlamento Europeo. La pressione delle imprese, infatti, è molto intensa e sta portando a una riduzione delle ambizioni da parte delle istituzioni comunitarie. La bozza che uscirà dal dialogo a tre fra Commissione, Parlamento e Consiglio, dunque, sarà probabilmente meno incisiva della proposta iniziale.