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Petrolio a picco: a rischio la filiera francese degli oli usati

Il riciclo degli oli usati produce alimenta una filiera virtuosa. Ma il crollo del greggio sta mettendo a rischio il servizio in Francia

L’Italia del riciclo promuove il COOU

 

(Rinnovabili.it) – Il crollo del prezzo del petrolio impatta negativamente sulla filiera della rigenerazione degli oli usati. A suonare l’allarme per il comparto del riciclo dei lubrificanti è Conseil National des Professions de l’Automobile (CNPA). Con i tempi che corrono e il prezzo del barile a 30 dollari, spiegano dal Consiglio, «gli oli rigenerati ottenuti da oli usati non possono più competere con i nuovi prodotti».

Nel 2014, la Francia dichiara di aver rigenerato tre quarti degli oli raccolti, ma ora il sistema è in crisi e gli impianti stanno lottando per non chiudere. L’Italia, invece, è messa meglio. La rigenerazione sfiora il 90% del raccolto, che a sua volta rappresenta il 98% del raccoglibile. La filiera, coordinata dal COOU (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati) sembra ben “oliata” e non ha risentito della picchiata dei prezzi.

 

COOU lancia la prima CircOLIamo a zero emissioni-Ma cosa succederà quest’anno? I cugini d’Oltralpe sono molto preoccupate, dal momento che «la stabilità finanziaria delle 49 società con il permesso ufficiale per raccogliere gli oli usati in Francia è rimasta incerta per diversi mesi, dato che il prezzo di rivendita non copre più neanche i costi di raccolta». Alcune aziende, dichiara il CNPA, non saranno in grado proseguire oltre il primo trimestre del 2016.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di pagare per la raccolta degli oli usati, cosa che alcuni Paesi europei fanno già. Ma per la frustrazione dei raccoglitori accreditati, la legge francese non lo permette. È per questo che il CNPA ha chiesto una deroga temporanea, almeno finché il prezzo del petrolio resterà sui minimi. Solo così, sostiene, si potranno continuare a raccogliere le 200 mila tonnellate annue di oli lubrificanti nel Paese. Nel settore automobilistico, le stime del Consiglio affermano che si tratta di un quantitativo quasi pari al 100% del totale smaltito, fatto che preclude a quasi tutti questi rifiuti pericolosi (anche la Francia li classifica così) l’inquinamento dell’ambiente.