(Rinnovabili.it) – C’è un campo dell’economia circolare in cui l’Italia non solo ottiene ottimi risultati, ma riesce anche a primeggiare con slancio sul resto dell’Europa. Al punto da poter portare la propria esperienza fino in sede europea come best practice da far seguire agli altri Stati membri. Parliamo della rigenerazione oli lubrificanti usati, settore che vede il Bel paese quasi prossimo all’obiettivo del 100%. Oggi giorno facciamo meglio di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito: nessuno, nel Vecchio Continente, avvia a rigenerare – un processo tecnologico che consente di trasformare un rifiuto pericoloso proveniente dalle automobili e dalle industrie in una nuova base lubrificante – quantitativi di olio usato paragonabili al nostro.
Dal 1984 a oggi, la rigenerazione oli lubrificanti usati ha consentito all’Italia di risparmiare ben 3 miliardi di euro sulla bilancia petrolifera: riciclare gli oli usati vuol dire infatti ridurre le importazioni di petrolio per la produzione di nuove basi lubrificanti; pochi lo sanno, ma oltre il 25% dell’olio che permette ai motori e alle macchine utensili di funzionare è realizzato utilizzando una base rigenerata. Ma non solo. Il prossimo 24 aprile a Bruxelles, Paolo Tomasi e Franco Barbetti del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati – l’ente senza fine di lucro che gestisce questo settore in Italia dal 1984 – e Antonio Lazzarinetti di Viscolube – l’azienda italiana leader in Europa nella rigenerazione degli oli lubrificanti usati – sono stato invitati a presentare questa best practice tricolore davanti alla Commissione UE e al Vicepresidente Jyrki Katainen.
Oli lubrificanti usati, quando l’Italia insegna
Il 14 marzo scorso, l’Europarlamento ha approvato il pacchetto Economia Circolare; il Parlamento dovrà ora negoziare il testo con il Consiglio dei ministri UE e questa trattativa deciderà il futuro della gestione dei rifiuti e delle imprese europee per i prossimi decenni. Sul fronte degli oli lubrificanti usati, l’Italia non solo sarà indicata come esempio da seguire, ma chiederà alle istituzioni europee di alzare il più possibile l’asticella del nuovo Pacchetto. Nel nostro Paese infatti, già da alcuni anni, oltre il 95% degli oli usati raccolti vengono inviati a rigenerazione per la creazione di nuove basi lubrificanti, in perfetta ottica di economia circolare; altri Stati, invece, privilegiano ancora la strada della combustione per la creazione di energia termica: la Spagna rigenera il 68% degli oli, la Francia il 60%, la Germania il 50% e il Regno Unito solo il 14%. L’emendamento 195 del Pacchetto sostiene che gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie volte a garantire che, entro il 2025, la percentuale di oli usati avviati a rigenerazione sia aumentata almeno all’85%: l’Italia ha già superato questa soglia con ben 8 anni di anticipo, e ora saranno gli altri Paesi a doverci rincorrere.