Una ricerca dell’Università di Southampton ha stimato il valore potenziale dei rifiuti finanziari in un sistema circolare: tra 570 e 1.200 miliardi di dollari
Economia circolare dei rifiuti spaziali
(Rinnovabili.it) – Risolvere il problema dei rifiuti spaziali in ottica circolare potrebbe essere una soluzione non solo per la salvaguardia e la sicurezza delle future missioni spaziali, ma anche al recupero e alla valorizzazione delle risorse disperse in orbita intorno alla Terra.
Uno studio dell’Università del Southampton ha sviluppato un metodo di quantificazione per il valore e la massa dei rifiuti che fluttuano intorno al Pianeta, ipotizzando di inserirli in un ciclo circolare: le stime elaborate ci dicono che potrebbero fruttare tra i miliardi e i trilioni di dollari, e questo – dicono gli scienziati – rende conveniente il loro recupero.
Gli esiti della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Waste Management.
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Recuperare e mettere a valore i rifiuti spaziali
Nel gennaio del 2021 la US Space Surveillance Network ha recuperato e riportato sulla superficie terrestre 21.901 oggetti artificiali di cui quasi 4.500 satelliti ancora funzionanti. La missione, che pure ha raccolto un gran numero di detriti, guardava solo agli oggetti abbastanza grandi per essere individuati, ma le stime affermano che i rifiuti spaziali più piccoli sono molti di più; circa 128 milioni i pezzi più piccoli di 1 cm, più di 900.000 quelli tra 1 e 10 cm, circa 34.000 quelli più grandi di 10 centimetri. Spazzatura che orbita intorno al nostro Pianeta e minaccia la sicurezza delle esplorazioni spaziali e dei satelliti per il pericolo di impatti e compromissioni.
Dall’Università del Southampton è partito uno studio volto a trovare una soluzione sicura, ambientalmente sostenibile e, possibilmente, anche economicamente redditizia: il professore di Scienze Ambientali Applicate Ian Williams e dottore in GIS Applicato e Telerilevamento Ryan Leonard hanno stimato il valore della massa di rifiuti spaziali se fossero inseriti in un sistema di recupero circolare delle risorse, ritenendo, come ha spiegato Williams, che “Se il valore finanziario
del recupero di detriti spaziali è abbastanza alto, l’investimento nella tecnologia per farlo è giustificato”.
Il valore calcolato sembra aver risposto alle aspettative dei due scienziati, che quantificano i potenziali ricavi netti del riutilizzo dei detriti tra i 570 miliardi e 1,2 trilioni di dollari. Le cifre si riferiscono alla valorizzazione di una quantità che va tra i 5.312 e le 19.124 tonnellate di rottami meccanici, potenzialmente recuperabili con il sistema di rimozione attiva dei detriti (ADR), ovvero – secondo gli studiosi – utilizzando il propulsore al plasma inventato dal dottor Kinkwan Kim dell’Università del Southampton per il deorbit dei satelliti a fine vita.
Secondo il professor Williams: “Lo sviluppo di servizi in orbita, come l’estensione della vita dei satelliti inattivi, o l’avanzamento dell’ADR, sarà cruciale per risolvere il problema dei detriti orbitali. Ma, con questo, una futura economia circolare per lo spazio può essere finanziariamente fattibile, con conseguenze potenzialmente benefiche per la riduzione del rischio; efficienza delle risorse; occupazione ad alto valore aggiunto; e la conoscenza del cambiamento climatico, scienza, monitoraggio e dati di allarme precoce”.