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Rifiuti organici, la seconda vita delle bucce delle cipolle

Le bucce delle cipolle non sono solo rifiuti organici da smaltire. Una ricerca su questo inevitabile rifiuto – generato sia nel corso della manipolazione che della lavorazione successiva alla raccolta – ne ha rivelato importanti potenzialità nutraceutiche e terapeutiche

Rifiuti organici, la nuova vita delle bucce delle cipolle
Foto di Hans da Pixabay

Buccia delle cipolle, non solo rifiuti organici

I rifiuti organici sono comunque rifiuti, e come tali bisogna eliminarli. Le cipolle non fanno eccezione.

Infatti la buccia esterna – quella dall’aspetto cartaceo – del bulbo delle cipolle è un inevitabile rifiuto organico generato sia nel corso della manipolazione che della lavorazione successiva alla raccolta.

Le bucce delle cipolle sono ricche di composti polifenolici

Una ricerca indiana, tuttavia, ha fatto una scoperta interessante: le bucce di cipolla sono una fonte di composti polifenolici di importanza rilevante dal punto di vista nutraceutico e hanno anche grandi potenzialità terapeutiche.

Lo studio Characterization and evaluation of antioxidant potential of onion peel extract of eight differentially pigmented short-day onion (Allium cepa L.) varieties, pubblicato in “Frontiers in Sustainable Food Systems” ha studiato appunto le proprietà della bucce esterne delle cipolle.

Per valutare il loro potenziale antiossidante, i ricercatori hanno analizzato l’estratto della buccia di otto varietà di cipolle con pigmentazione differenziata grazie alla cromatografia liquida ad altissime prestazioni abbinata alla spettrometria ad alta risoluzione.

Sono stati identificati 49 composti fenolici; quello risultato presente con maggiore abbondanza è l’antocianina.

La lavorazione genera grandi quantità di rifiuti organici

Le cipolle sono uno dei primi ortaggi coltivati dall’uomo e possiedono diversi benefici per la salute. Sappiamo però che sbucciare e tagliare le cipolle fa lacrimare gli occhi. Per ovviare a questo inconveniente, è cresciuta molto la domanda di prodotti a base di cipolle pronti all’uso, come cipolle disidratate o cipolle sbucciate o pretagliate.

La lavorazione delle cipolle per creare questi prodotti richiesti dal mercato genera grandi quantità di rifiuti organici, principalmente sotto forma di bucce esterne e ritagli basali e apicali.

Lo smaltimento di questi rifiuti è una sfida importante per le industrie in quanto hanno un odore caratteristico dovuto alla presenza di composti che contengono zolfo.

La seconda vita dei rifiuti organici

Anche questi rifiuti, però, possono avere un nuovo utilizzo come potenziale fonte per lo sviluppo di alimenti funzionali/nutraceutici, per la produzione di energia e di biogas. Alcuni studi, infatti, hanno individuato i metodi per trasformare gli scarti di cipolla in preziose biomolecole in ottica di bioeconomia circolare.

Gli estratti delle bucce delle cipolle offrono alternative naturali per prevenire e curare malattie legate allo stress ossidativo, alle infezioni microbiche o al cancro.

Si ritiene che l’estratto abbia proprietà antimicrobiche, antibatteriche, antidiabetiche, antiobesità, antitrombotiche e antitumorali, e che riduca anche il livello di colesterolo totale.

Prodotti nutraceutici del futuro

Per queste ragioni, i ricercatori ritengono che l’estratto di buccia di cipolle sia un possibile componente di futuri nutraceutici e prodotti a valore aggiunto: sono già utilizzate anche in molti prodotti a valore aggiunto come la pasta di grano, il pane, la pizza e vari prodotti a base di carne.

La buccia di cipolla rossa può essere utilizzata per produrre prodotti a valore aggiunto in quanto è ricca di composti bioattivi, in particolare fenoli e flavonoidi.

Non tutte le cipolle hanno le stesse proprietà: le varietà rosso scuro hanno maggiore quantità di antiossidanti, le varietà bianche hanno quella più bassa.

È comunque rilevante il risultato dello studio, perché apre nuove prospettive per sfruttare il potenziale di un rifiuto organico disponibile in grande quantità.

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