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Rifiuti elettronici: i flussi secondari ‘rubano’ 2/3 dei RAEE al riciclo

Ecodom ha organizzato un confronto tra i Sistemi Collettivi di Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia. Analizzati dati operativi, metodologie e regole di raccolta nei diversi Paesi

rifiuti elettronici

In Italia ottimo modello di gestione dei rifiuti elettronici ma raccolta procapite troppo bassa

(Rinnovabili.it) – Solo un terzo dei 9 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, generati in Europa ogni anno, viene riciclato correttamente. Il resto finisce in flussi secondari che alimentano discariche abusive nel sud del Pianeta e il recupero illegale delle materie prime. A spiegare le debolezze del comparto, ma anche i punti di forza, è oggi il convegno internazionale “RAEE: sei nazioni a confronto”, organizzato a Roma da Ecodom. L’appuntamento è stato un’occasione di raffronto vis-à-vis tra i Sistemi Collettivi di Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia per mettere sulla stessa bilancia dati operativi, metodologie e regole di raccolta.

Si scopre così che l’Italia ,seppur dotata di un ottimo sistema di gestione dei rifiuti elettronici, con più Sistemi Collettivi operanti in concorrenza tra loro sotto il controllo del Centro di Coordinamento RAEE, e con numeri di raccolta in continua crescita, fa ancora fatica a divenire un’eccellenza dell’economia circolare. Il problema? Il dato procapite: ogni anno nello Stivale vengono raccolti  solo 5,1 kg di RAEE per abitante, una cifra che è addirittura la metà del dato francese.

 

Come spiegato da Maurizio Bernardi, Presidente di Ecodom, l’incontro ha rivolto uno sguardo particolare a quello che a oggi è il principale problema del settore, ossia i flussi paralleli”, “l’ingente quantità di rifiuti elettrici ed elettronici che scompare senza lasciare traccia”. “Nel nostro stesso mercato – ha sottolineato Bernardi – operano purtroppo numerosi soggetti per i quali i RAEE rappresentano solo una fonte di arricchimento, da sfruttare senza riguardo del bene sociale, dell’ambiente e dell’economia. Oggi chiediamo a tutti i nostri interlocutori istituzionali, al Parlamento e al Ministero dell’Ambiente, di definire insieme a noi un modello che permetta all’Italia di risolvere il più rapidamente possibile questo problema”.

 

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Nel complesso analizzando i dati degli ultimi anni emerge come la Francia, tra i sei Paesi, possieda sia il più alto quantitativo medio di apparecchiature elettroniche immesse sul mercato (circa 1.487.000 tonnellate l’anno) che quello di RAEE domestici raccolti. L’Italia in confronto ha messo in commercio 848.011 ton di prodotti elettrici ed elettronici, raccogliendo a fine vita 310.610 ton dal solo settore domestico.

 

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Tra le 6 nazioni partecipanti all’incontro, quattro mostrano di aver già superato il target UE di raccolta RAEE, fissato al 45% rispetto all’immesso in consumo. Il tasso di ritorno (ovvero il rapporto tra RAEE gestiti e media delle  Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti) è stato del 50% in Olanda, del 49% in Francia e Spagna e del 48% in Portogallo. Non hanno raggiunto la quota minima né l’Italia, ferma al 37%, né il Regno Unito con il 35%. In attesa di conoscere i numeri relativi al 2019, sembrerebbe improbabile per tutte e sei le nazioni riuscire a raggiungere il target minimo del 65% in vigore dall’inizio di quest’anno.