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Riciclo smartphone, Portent porterà l’innovazione alle aziende italiane

Riciclo smartphone

Processo innovativo per il riciclo dei materiali preziosi dagli smartphone

(Rinnovabili.it) – Rame, oro, argento, ma anche elementi rari come il neodimio o il praseodimio. In ogni smartphone si nasconde una piccola miniera preziosa che non può essere dimenticata. Ce lo ricorda oggi PORTENT, progetto di ricerca co-finanziato dalla Regione Lazio coordinato dal Laboratorio ENEA ‘Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali’. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di sviluppare un nuovo processo per il recupero dei materiali dai telefoni cellulari a fine vita. Metalli preziosi, terre rare o materie prime critiche a cui dare una seconda chance per il bene dell’ambiente e anche dell’economia. Trasformando un problema in un vantaggio.

Oggi tra consumismo e obsolescenza programmata, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche stanno aumentando rapidamente. Secondo i dati forniti dal Centro di Coordinamento RAEE, lo scorso anno oltre 365mila tonnellate di RAEE sono state gestite dal sistema nazionale, di cui 78.422 classificate nella categoria R4, ossia “piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo”. Si tratta della classe con la crescita annua più consistente dopo i grandi elettrodomestici bianchi.  E tra questi rifiuti, gli smartphone costituiscono sicuramente quelli di maggiore interesse ai fini del riciclo.

Secondo una recente ricerca infatti una tonnellata di schede elettroniche da telefoni a fine vita conterrebbe in media 276 g di oro, 345 g di argento, 132 kg di rame. Il bottino diverrebbe ancor più pesante considerando anche le terre rare, che possono raggiungere 2,7 kg per tonnellata di smartphone.

Qual è il problema allora? Che “la tendenza dell’imprenditoria italiana […] è quella di fermarsi alle fasi di trattamento e di riciclo più semplici ma meno remunerative, come la triturazione e la separazione di plastiche e di metalli”, spiega Danilo Fontana, ricercatore ENEA e responsabile del progetto PORTENT. Questo significa lasciare ad operatori esteri “il vantaggio di recuperare la parte ‘nobile’ del rifiuto”.

“Partendo dalle nostre competenze in questo settore – aggiunge Fontana – in sinergia con la Sapienza Università di Roma, vogliamo sviluppare un processo innovativo per il recupero di materiali da telefoni cellulari dismessi per il completamento della filiera, che adesso si ferma al commercio verso l’estero degli stock dei materiali separati”.

Il progetto si focalizzerà sull’impiego dell’idrometallurgia, processo che impiega soluzioni acquose per estrarre metalli da minerali o prodotti a fine vita. Rispetto alla pirometallurgia (basata sul calore), questa tecnica garantisce bassi consumi energetici e ridotte emissioni. Caratteristiche che, assieme alla modularità e flessibilità d’impiego, consentono un facile aumento di scala e replicabilità.

Una volta concluso il progetto, i risultati della ricerca saranno trasferiti al tessuto imprenditoriale sia per l’innovazione tecnologica dei processi industriali sia per lo sviluppo di nuove competenze professionali qualificate. “L’obiettivo, infatti, è quello di contribuire alla crescita dell’economica locale e nazionale e alla riduzione dell’impatto ambientale di questa tipologia di rifiuti che, grazie al recupero dei materiali in essi contenuti, diventeranno fonte di materie prime seconde per nuovi prodotti tecnologici”, conclude Fontana.

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