Dal Giappone nuovi passi avanti in tema di riciclo rifiuti elettronici
(Rinnovabili.it) – Il riciclo dei rifiuti elettronici diviene più ecologico ed efficiente. Il merito va al lavoro svolto all’interno dell’Università di Kumamoto, in Giappone. Qui infatti un gruppo di ricercatori, guidato dal professore Hamid Hosano, ha testato con successo sui RAEE una tecnica già applicata in precedenza alla lavorazione degli scarti edilizi o delle acque reflue, con l’obiettivo di facilitare la separazione dei materiali. Attualmente vengono prodotti a livello mondiale circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno e di questi solo il 20% è trattato per il recupero delle materie prime. La maggior parte finisce in una discarica divenendo un problema ambientale ma anche economico: questi scarti sono, infatti, ricchi di metalli preziosi e terre rare. Dov’è dunque il problema? Nell’attuale tecnologia di recupero. Il riciclo rifiuti elettronici coinvolge costosi frantoi meccanici e bagni chimici, mentre il lavoro manuale può causare gravi problemi di salute e ambientali se non eseguito correttamente.
Una soluzione al problema arriva dal lavoro di Hosano e colleghi. Come mostrato nell’articolo pubblicato sulla rivista Waste Management (testo in inglese), il team ha scelto di impiegare una tecnica cara al settore del trattamento rifiuti: l’elettricità pulsata. Nello specifico, i ricercatori hanno esaminato la sua efficacia nel separare in diversi componenti trovati in uno dei più prolifici tipi di rifiuto elettronico, il CD ROM.
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In un lavoro precedente avevano già mostrato l’efficacia di questa tecnica nella separazione dei metalli dalla plastica utilizzando 30 impulsi a circa 35 J / impulso: applicando una scarica elettrica, lo strato protettivo contenente il metallo si distacca in maniera “naturale” dal substrato di plastica. Attraverso ulteriori analisi con una telecamera ad alta velocità, il team ha potuto studiare nel dettaglio come agiscono le piccole scariche elettriche, valutando l’onda d’urto e misurando il movimento dei frammenti. Le immagini Schlieren catturate durante tutto il processo hanno rivelato che le principali onde d’urto distruttive si sono sviluppate attorno ai due elettrodi. Lo shock ha prodotto una pressione di oltre 3,5 MPa vicino alle punte.
“L’e-waste è forse uno dei più importanti problemi di riciclo rifiuti che dobbiamo affrontare oggi a causa della sua natura onnipresente”, ha affermato il professor Hamid Hosano. “Il nostro progetto ha dimostrato l’importanza delle onde d’urto quando si utilizzano le scariche elettriche pulsate per la rimozione e la separazione dei materiali. Riteniamo che i nostri dati saranno importanti nello sviluppo di futuri progetti di riciclaggio”.