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Riciclo prodotti tecnologici, il percorso virtuoso dei rifiuti nel modello COBAT

Presentato oggi a Roma il Rapporto Cobat 2017: 5 milioni di tonnellate di tecnologia avviate al riciclo in 30 anni

Riciclo prodotti tecnologici

 

Cobat aggiorna i dati su raccolta e riciclo prodotti teconologici

 (Rinnovabili.it) – Dalle prime batterie al piombo ai raee di ultima generazione. In 30 anni il Cobat ha creato una filiera d’economia circolare unica in Italia. Dall’anno della sua nascita a oggi il Consorzio nazionale ha gestito oltre 5 milioni di tonnellate di rifiuti, dalle pile e batterie esauste, ai vecchi moduli fotovoltaici per finire con gli pneumatici fuori uso. Grazie 72 punti di raccolta e stoccaggio e 24 impianti di trattamento e riciclo su tutto il territorio italiano, Cobat oggi è in grado di gestire il fine vita dei prodotti in tutte le sue fasi, garantendo elevati standard di sostenibilità ambientale ed economica. E nel suo 30esimo anno di vita dimostra che le ambizioni di crescita e miglioramento sono tutt’altro che finite.

 

Il consorzio ha presentato oggi pomeriggio a Roma il suo rapporto attività 2017, confermando, ancora una volta, tutti numeri in positivo nel settore del riciclo prodotti tecnologici. Lo scorso anno ha raccolto il 49,3 per cento dell’immesso al consumo di accumulatori industriali e per veicoli e il 26,8 per cento di quello di pile e dispositivi d’accumulo portatili.  Solo nel settore delle batterie al piombo si parla di una quantità superiore alle 117 mila tonnellate, con i maggiori incrementi di raccolta registrati in Umbria (più 33 per cento rispetto al 2016), in Piemonte-Val d’Aosta (più 23 per cento) e nel Lazio (più 12 per cento). Se si tratta, invece di pile portatili, il vero salto qualitativo si è ottenuto in Calabria (+277 per cento), Sardegna (+253 per cento) e Campania (+202 per cento).

 

Rapporto cobat 2017

 

“Siamo nati per risolvere il problema ambientale delle batterie al piombo, trasformandolo in un’opportunità economica per il Paese”, ha affermato Giancarlo Morandi, Presidente di Cobat. “È quello stesso spirito che ci ha portato ad applicare il metodo Cobat anche ai RAEE”. Negli anni, infatti, il consorzio si è ritagliato uno spazio di primo piano nel settore dell’e-waste, arrivando per primo sulla gestione dei “rifiuti solari“. “Il principio dell’economia circolare – continua Morandi -, anche se ancora non sapevamo che si chiamasse così, ci ha guidato quando, in anticipo sulle normative nazionali ed europee, abbiamo creato la prima filiera per la raccolta e il riciclo dei moduli fotovoltaici”.

 

E lo scorso anno la raccolta di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche ha quasi sfiorato quota 16mila tonnellate, grazie soprattutto all’incremento dei RAEE professionali, passati in un solo anno da 161 tonnellate a 1.360 tonnellate.

Al riciclo prodotti tecnologici, il Consorzio affianca anche la gestione dei PFU: il quantitativo raccolto nel 2017 ha superato le 1.800 tonnellate, corrispondente a un incremento del 10% rispetto al 2016.

L’attività può essere potenziata ancora? Sì come spiega Michele Zilla, Direttore Generale di Cobat “Migliorare la raccolta significa rendere più facile e veloce il servizio offerto alle imprese e ai cittadini. Per questo motivo abbiamo fatto accordi con grandi associazioni di categoria, permettendo a decine di migliaia di imprese di usufruire dei nostri servizi di raccolta in maniera semplificata attraverso un’apposita piattaforma web”.

 

cobat

 

Il rapporto Cobat 2017 fornisce anche i dati sull’impatto ambientale del consorzio che annualmente monitora e rendiconta le emissioni associate alle sue attività. Nel dettaglio il documento riporta un indice dei km percorsi per la raccolta di ogni singola tonnellata di rifiuto gestita: nel 2017 a fronte di oltre 1 milione e 800 mila chilometri percorsi, le emissioni sono calate del 57% rispetto all’anno precedente. Un risparmio reso possibile  grazie al miglioramento del parco automezzi della rete logistica.