(Rinnovabili.it) – Finora sono stati riutilizzati negli asfalti, nelle pareti insonorizzate, nei terreni sportivi, nel recupero di energia, nelle installazioni creative di arte urbana. Ma nessuno era riuscito a riciclare pneumatici fuori uso in carbonio, petrolio e acciaio. Una scommessa vinta da un’azienda pubblica australiana, la Green Distillation Technologies, che ha una ricetta segreta in stile Coca Cola per ridurre i pfu ai componenti originari. Senza contare che si tratta di un processo a zero emissioni di CO2. Proprio come la Coca Cola, l’idea non è stata brevettata, e dall’azienda assicurano che decodificare il processo sarebbe molto difficile per eventuali competitors.
La GDT dovrebbe mettere in funzione ad agosto il suo primo impianto di Warren, nel New South Welsh, ma ne sta costruendo già un secondo a Longford, in Tasmania, con una spesa di 85 milioni di dollari. Esso dovrebbe dare lavoro a 9-12 persone. Entrambi gli impianti hanno la capacità di riciclare 19.000 tonnellate di pneumatici all’anno, l’equivalente a 658.000 treni di gomme per veicoli da strada. L’Australia produce 24 milioni di pneumatici fuori uso ogni anno: la maggior parte vengono bruciati in Cina e Malesia, sepolti o gettati a mare. Il disinteresse verso la questione ambientale e climatica del governo è ben nota all’opinione pubblica internazionale, e dunque molte pratiche sostenibili e di civiltà devono ancora prendere piede in un Paese considerato free rider nelle politiche ambientali.
La storia della Green Distillation Technologies va però controcorrente. L’amministratore delegato, Craig Dunn, sostiene che «nessun altro ha fatto una cosa del genere nel mondo». Il processo di riciclo converte i pneumatici (fatto 100 il loro peso) in un 40% di carbonio, 35% di petrolio 15% di acciaio. Dunn ha già i agganciato gli acquirenti: dichiara di avere un contratto per vendere l’acciaio, un impegno firmato per il petrolio e un accordo da concludere per il carbonio.
L’azienda è stata fondata da un inventore, Denis Randall, e dalla società Carbon Black Investiments. Dal 2009 ad oggi ha raccolto circa 14 milioni di dollari di investimenti privati. Oggi Craig Dunn sta tentando di rastrellare 65 milioni per iniziare a costruire impianti di riciclo pfu anche negli Stati Uniti, ed è molto più fiducioso di portare a termine la trattativa prima oltreoceano che in Australia. Gli investitori si tengono lontani dal Paese, date le mattane normative del governo nel settore della green economy. Le rinnovabili vengono spinte verso il baratro ogni giorno di più, e non c’è un clima sereno per investire in tecnologie innovative e pulite.