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Riciclo plastica: l’UE chiude un occhio sull’uso di additivi tossici

Riciclo plastica: l’UE chiude un occhio sull’uso di additivi tossici(Rinnovabili.i) – Si chiama di-2-etilesilftalato o DEHP e sebbene il nome possa non essere noto ai più, questo derivato dal petrolio (come molti altri flatati) in oltre 50 anni di storia è stato aggiunto ad un’ampia gamma di materie plastiche per migliorane modellabilità e flessibilità. Dai giochi per l’infanzia ai contenitori per alimenti.

Peccato aver scoperto solo dopo che questa molecola provochi gravi effetti tossici sulla salute, in misura maggiore rispetto agli altri plastificanti.

Il DEHP è risultato essere un distruttore endocrino e rappresenta una minaccia concreta per il sistema riproduttivo. Un rischio che l’Unione Europea non era, almeno inizialmente, disposta a correre, introducendo dal 2005 delle restrizioni  nella sua normativa.

 

Il divieto in Europa oggi si applica quasi a tutto. Fuori rimangono infatti tutti i prodotti dell’industria del riciclo della plastica. La Commissione ha proposto un progetto legislativo per permettere di autorizzare il riciclaggio di vecchi materiali plastici contenenti DEHP in nuovi prodotti di PVC (per lo più calzature e rivestimenti per pavimenti). Secondo l’esecutivo Ue basterà infatti applicare degli strumenti a garanzia dei possibili rischi, come il monitoraggio continuo dell’esposizione dei lavoratori al DEHP, rivedendo il rilascio dell’autorizzazione da qui a pochi anni.

 

Bruxelles, fa sapere la Reuters, motiva la sua decisione spiegando che la misura è ancora necessaria per poter ridurre la quantità di materiale di scarto nelle operazioni di recupero e riciclo della plastica. La scelta della Commissione europea aveva trovato a novembre 2015 la compatta opposizione del Parlamento che aveva votato una relazione non vincolante per esprimere la propria contrarietà. “Non è accettabile tollerare molti potenziali casi di infertilità maschile unicamente per consentire alle aziende di riciclaggio del PVC e agli utilizzatori a valle di ridurre i loro costi di produzione di articoli di basso valore in modo da competere con gli importatori di prodotti di scarsa qualità”, si legge nella risoluzione. “Il riciclaggio non può giustificare l’uso continuato di sostanze pericolose”.

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