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Riciclo plastica, il metodo della liquefazione idrotermale per rigenerarla

Riciclo plastica, il metodo della liquefazione idrotermale per rigenerarla
Crediti: Kim Walker/Mura Technology

Produciamo tanta plastica, ne usiamo altrettanta, ma ne ricicliamo pochissima. Ogni anno solo il 10-15% dei rifiuti di plastica che generiamo viene riciclato, il resto viene incenerito, finisce in discarica o nel peggiore dei casi, abbandonato nell’ambiente. L’impatto è gravissimo, come sappiamo, con micro e nano plastiche che finiscono nel mare, nei fiumi ed anche nel cibo che mangiamo. Uno dei problemi della filiera del riciclo è il costo necessario per pulire le plastiche contaminate da cibo, inchiostri ed etichette. È un processo costoso, e questo spiega – in parte – il tasso basso di riciclaggio.

Il rivoluzionario metodo inglese

Dall’Inghilterra arrivano buone notizie. Un rivoluzionario impianto chimico stabilito nel nord-est del paese che può prendere qualsiasi tipo di rifiuto di plastica, comprese le plastiche miste considerate “non riciclabili”, e scomporlo in sostanze chimiche simili a quelle estratte dal petrolio greggio. Uno step successivo consentirebbe di trasformare il composto in plastica nuova. Se questa tecnologia avrà successo potrebbe costituire un ottimo esempio di produzione circolare, in cui la plastica viene utilizzata e riprocessata più e più volte, potenzialmente riducendo la dipendenza del mondo dalle risorse fossili per produrre plastica vergine.

Il primo impianto al mondo

Il nuovo impianto della società Mura Technology, in linea di principio, potrà prendere qualsiasi tipo di rifiuto di plastica, comprese quelle considerate “non riciclabil” ed utilizzerà una variante del cosiddetto riciclo chimico che scompone la plastica in blocchi chimici più piccoli.  Il suo principale rivale in questo approccio è la pirolisi, che è dispendiosa in termini di energia e inefficiente, con gran parte della plastica trasformata in carbone.

Come funziona la liquefazione idrotermale

Secondo l’azienda inglese è il primo impianto su scala commerciale al mondo che potrà riciclare la plastica con questa tecnica rivoluzionaria perché ha un potenziale di riciclo enorme; il nuovo impianto utilizza acqua a più di 400° e 220 atmosfere di pressioneper scomporre i rifiuti di plastica in modo più delicato e pulito, infatti il suo processo ha emissioni di anidride carbonica inferiori rispetto alla pirolisi. Questo processo, che si chiama di liquefazione idrotermale usa il calore per rompere i forti legami carbonio-carbonio che tengono insieme le catene polimeriche.

Vantaggi e criticità

In realtà la liquefazione idrotermale viene utilizzata in un’ampia varietà di processi industriali, dalla purificazione di prodotti farmaceutici alla decaffeinizzazione del caffè, ed alcune aziende la stanno utilizzando per convertire la biomassa in combustibili e per riciclare tessuti di cotone e poliestere, ma sulla plastica no.

E dovrebbe funzionare, anche in modo sostenibile, emettendo circa l’80% in meno di CO 2 rispetto alla combustione della plastica in un inceneritore per generare energia, un modo comune di gestire i rifiuti. Rimangono però diversi dubbi sull’operazione come riporta Nature: tra le critiche raccolte dalla rivista, c’è chi sostiene che comunque la plastica dovrà essere preparata prima di essere riciclata nell’impianto, in modi simili a quanto avviene per il riciclo meccanico, e che non tutti i prodotti della struttura rinasceranno come plastica.

L’impianto di Mura nel Regno Unito elaborerà circa 23.000 tonnellate di rifiuti all’anno e impianti simili sono previsti in Germania, Stati Uniti, Singapore, Giappone e Corea del Sud, alcuni dei quali su licenza di altre aziende, tra cui Mitsubishi e LG Chem.

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