(Rinnovabili.it) – Ben 363mila tonnellate di CO2 eq. risparmiate all’atmosfera, 355mila tonnellate di materie prime evitate all’import e soprattutto 119 milioni di euro risparmiati. Quando parliamo di recupero degli pneumatici fuori uso (PFU) sono i numeri a parlare. A raccontarli è Ecopneus nel suo bilancio 2015, presentato ieri a Roma.
Ma al di là dei numeri spicci il report mostra essenzialmente due dati: il riciclo dei PFU fa bene all’ambiente e all’economia. Il settore è uno dei fiori all’occhiello dell’economia circolare e promette un futuro roseo, con una domanda di gomma riciclata in aumento e forti investimenti da parte delle imprese.
“Le aziende di frantumazione che lavorano con Ecopneus stanno effettuando investimenti per 15 milioni di euro” dichiara Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus. “E’ un dato che dà la dimensione del dinamismo del settore e della fiducia che gli imprenditori italiani ripongono nella green economy”.
Il riciclo complessivo di materia da pneumatici vecchi ed esausti ha superato la soglia del 50%: nel 2015 Ecopneus– che rappresenta quasi il 70% del mercato – ha raccolto oltre 241mila ton di PFU (pari a circa 27 milioni di pezzi) presso oltre 25mila gommisti in tutta Italia, superando dell’8% il target di legge. Altre 6,6mila tonnellate sono state raccolte presso siti di accumulo preesistenti e grazie al Protocollo per la Terra dei fuochi. Di queste 246mila tonnellate sono state recuperate. Il beneficio economico per il Paese è traducibile in 119 milioni di euro di importazioni di materie prime evitate.
Il sistema dimostra di funzionare, dunque, ma restano ancora alcuni problemi aperti. Per limitare i rischi ambientali di importazione illegale e vendita in nero di pneumatici, dal 2011 Ecopneus ha raccolto un extra quantitativo di PFU pari a quasi 90mila tonnellate, per un onere complessivo di 16 milioni di euro di costi supplementari non coperti dalla gestione ordinaria.
“La situazione nel 2016 rischia però di esplodere – avverte Corbetta – senza che vi siano le risorse per far fronte alla raccolta degli extra-quantitativi non coperti da contributo ambientale. Stiamo lavorando con le Istituzioni e con altri soggetti del sistema per trovare al più presto soluzioni strutturali a questo problema”.