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10 anni di riciclo PFU, un primato “mondiale” per gli pneumatici a fine vita

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I PFU raccolti da EcoTyre in un decennio sono 55 mln di pezzi

(Rinnovabili.it) – Una fila di pneumatici fuori uso così lunga che farebbe il giro del mondo passando per l’equatore. È un primato “mondiale” quello che si regala per i suoi primi 10 anni di attività EcoTyre, il consorzio italiano che dal 2011 rappresenta un’eccellenza nell’economia circolare nazionale. I numeri del riciclo PFU parlano da soli: in un decennio sono stati recuperati più di 405 milioni di kg di pneumatici, pari a oltre 55 milioni di pezzi, provenienti da macchine, moto e mezzi pesanti, giunti ormai a fine vita e non più adatti alla circolazione. 

Più recupero di materia per il riciclo PFU

Numeri importanti per una filiera che continua a viaggiare su cifre molto sostenute. Ogni anno, in Italia, gli pneumatici che vengono immessi sul mercato arrivano a 400.000 tonnellate. A fine vita un po’ più della metà vengono avviati a recupero di materia, stiamo parlando del 57% del totale dei materiali recuperati. Il trattamento di riciclo PFU consente di ottenere tonnellate di materie prime seconde. Secondo il rapporto L’Italia del Riciclo 2020 di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e FISE UNICIRCULAR, nel 2019 sono state recuperate 120.236 tonnellate di gomma (80%), 28.515 di acciaio (19%) e 2.392 tonnellate di tessile (1%). Il restante 43% degli pneumatici viene invece avviato a recupero di energia, come combustibile spesso impiegato per la produzione di cemento.

Ecotyre gestisce una quota importante di questi volumi e in questi 10 anni ha potenziato il fronte del recupero di materia, dando priorità allo sviluppo di un’economia circolare sempre più solida nel mondo degli pneumatici. “Gestire il fine vita degli pneumatici – spiega Enrico Ambrogio, presidente di EcoTyre – significa innanzitutto valorizzare le materie in essi contenute: la gomma ne costituisce circa il 70%, l’acciaio il 20% e le fibre tessili il restante 10%”. La sfida è soprattutto sul fronte della gomma. Mentre l’acciaio e le fibre tessili hanno un mercato del riciclo ormai consolidato, ci sono meno alternative per la gomma e così la maggior parte prende la strada della termovalorizzazione, o dei cementifici. “La nostra politica è sempre stata quella di favorire il recupero di materia attraverso l’utilizzo del polverino o granulo di PFU in prodotti che vanno dalle pavimentazioni antiurto ai pannelli fonoassorbenti, passando dall’arredo urbano agli asfalti modificati”, continua Ambrogio.

Un esempio? Con il progetto Da Gomma a Gomma, il consorzio ha chiuso il cerchio consentendo al riciclo PFU di arrivare alla produzione di pneumatici nuovi con il reimpiego del granulo di gomma. Sono le fondamenta di un nuovo ramo della filiera, quelle gettate con il progetto che, attraverso un accordo con AGR, società torinese proprietaria di una tecnologia per la devulcanizzazione di elastomeri post consumo, e Versalis, società chimica di Eni, leader nella produzione e commercializzazione di elastomeri, questi polimeri allo stato gommoso trovano impiego in diversi tipi di prodotti. “È definitivamente iniziato un processo di industrializzazione che potrebbe rappresentare un importante mercato di sbocco alla gomma riciclata”, chiosa il presidente di EcoTyre.

Tutti i numeri di 10 anni di EcoTyre

Il percorso di riciclo PFU parte da lontano. Nel 2011 gli pneumatici a fine vita raccolti dal consorzio erano 9 milioni di kg, negli ultimi tre anni in media sono stati 40 mln di kg l’anno. Quattro volte tanto. Per raggiungere volumi simili sono servite 180mila missioni di ritiro presso gommisti, officine meccaniche, autodemolitori e depositi di PFU abbandonati in natura, coordinate dal consorzio ed effettuate tramite partner territoriali. In tutto, si tratta di 109 Logistics Partners e di 17 Recycling Partners. Nel complesso, si stima che questi interventi abbiano generato un valore economico pari a circa 100 milioni di euro in 10 anni. Più che quadruplicati invece i gommisti che si rivolgono a EcoTyre, in 10 anni sono passati da 3.000 a 14.000 nel 2020, con un’attenzione particolare (il 65% degli interventi) per i più piccoli, che hanno minore spazio per stoccare i PFU in attesa di ritiro.  

Si arriva così a una capacità di intervento realmente capillare. Potenziata con progetti ad hoc per arrivare anche nei Comuni più distanti e di difficile intervento. È il caso delle iniziative PFU Zero sulle coste italiane, arrivata all’8° edizione nel 2021 con 30.000 kg di pneumatici a fine vita, di cui il 40% recuperato dal mare di Pantelleria. Un esempio da citare non a caso, perché la politica del consorzio mira a fornire un servizio anche a realtà come le isole minori e i Comuni alpini meno accessibili seguendo una “logica di prossimità”

Gli interventi mediamente sono attivati per quantitativi inferiori ai 300 PFU e seguono un Piano Nazionale di Raccolta (PNR) che, rispetto al semplice obiettivo cumulativo imposto dalla normativa, si basa sullo studio dei fattori di stagionalità che incidono sulla produzione e gestione dei PFU e delle serie storiche. Il risultato è il superamento costante, anno dopo anno, degli obiettivi di raccolta fissati per legge: in media dal 2 al 10% in più rispetto a quanto richiesto

In collaborazione con EcoTyre

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