L’industria italiana del riciclo va fortissimo. L’economia circolare, infatti, vale il 2,5% del Pil nazionale, il dato più alto della media europea, il settore impiega circa 613mila persone con contratto a tempo indeterminato, pari al 2,4% degli occupati con un contratto simile. Possiamo dirlo, dunque, l’Italia del riciclo è un’eccellenza tutta da valorizzare.
A sottolinearlo è il Rapporto annuale “L’Italia che Ricicla 2024“, promosso dalla sezione Unicircular di Assoambiente, l’associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, che evidenzia l’importanza di una risorsa strategica per l’economia circolare, ma anche per l’obiettivo decarbonizzazione.
In tutta questa positività non manca un “però”, e cioè che dal “2020 l’uso circolare di materia in Italia stia vivendo una fase di contrazione” si legge nel rapporto, nonostante ci sia stata un’impennata dei consumi. Secondo Assoambiente dunque si rende “necessario seguire un’Agenda di riforme che veda impegnate istituzioni nazionali ed europee e operatori del settore“.
Le 5 mosse per rilanciare il riciclo in Italia
L’associazione suggerisce cinque punti strategici:
- il completamento del mercato unico europeo per i prodotti riciclati, rimuovendo gli ostacoli normativi, burocratici e regolamentari, uniformando le normative dell’End of Waste;
- Il riconoscimento del contributo del riciclo alla decarbonizzazione, con il conseguente sostegno economico a queste attività per la capacità di ridurre o evitare emissioni;
- Una rivoluzione fiscale per il riciclo: vanno ripensati i regimi a sostegno di questi beni, prevedendo strumenti come il credito d’imposta per l’economia circolare, l’Iva agevolata su materie prime seconde e la revisione della tassazione ambientale;
- Il rafforzamento delle attività complementari al riciclo: occorre migliorare quantità e qualità delle raccolte differenziate e potenziare il recupero energetico per le frazioni non riciclabili;
- Un ripensamento normativo e amministrativo delle regole per il riciclo: vanno recepite in modo efficace le prescrizioni europee, anche attraverso un maggiore coinvolgimento degli operatori, e rafforzati gli appalti green delle Pa e i Criteri ambientali minimi (Cam).
Riciclo, ridurre dipendenza da materie prime estere
“L’industria del riciclo oggi – osserva il presidente di Assoambiente Chicco Testa – può rivelarsi strategica anche per ridurre la dipendenza del nostro Paese dall’importazione di materie prime (anche di quelle ‘critiche’) e di energia da altri Paesi, portando a compimento finalmente l’atteso disaccoppiamento tra andamento delle attività economiche e consumo di materia, già raggiunto da altre economie europee“.
Secondo Assoambiente inoltre servono nuovi investimenti nel settore, secondo gli ultimi dati, la quota di Pil investita in economia circolare in Italia è pari allo 0,7%, inferiore sia alla media europea (0,8%), che a quella delle principali economie come Germania (0,9%) e Francia (0,8%). Nel 2023 l’Italia è risultata importatrice netta di materie prime seconde per circa 8 milioni di tonnellate, un potenziale che potrebbe essere sfruttato dall’industria del riciclo, mentre i flussi di materie in entrata provengono principalmente dall’Europa continentale e dal continente americano, quelli in uscita sono diretti principalmente verso Turchia, India e Cina.
“È oggi necessaria una strategia industriale che consideri la circolarità come un pilastro essenziale per la competitività e la sostenibilità del Paese. In particolare, vanno rimosse le barriere regolatorie che rappresentano il vero freno alla decarbonizzazione del nostro sistema produttivo“, ha affermato Paolo Barberi, presidente della sezione Unicircular di Assoambiente.