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Dagli imballaggi ai RAEE: viaggio nelle filiere del riciclo in Italia

riciclo in italia
Foto di Ermanno Ferrarini da Pixabay


I dati 2019 del riciclo in Italia premiano il settore degli imballaggi e quello degli oli minerali usati

(Rinnovabili.it) – Continua a crescere il riciclo in Italia, tra modelli d’eccellenza e filiere zoppicanti. Dal 2006 al 2016 la produzione nazionale di rifiuti è riuscita a mantenersi quasi stabile passando da 155 a 164 Mt (un aumento del 6 per cento), alimentando nel contempo una buona gestione sul territorio. Al punto che, nello stesso decennio, le attività di riciclaggio sono passate da 76 Mt a 108 Mt (più 42 per cento) di rifiuti trattati. I numeri appartengono “L’Italia del Riciclo 2019”, la decima edizione del report realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE UNICIRCULAR (l’Unione Imprese Economia Circolare). Il documento, presentato stamane a Roma, offre un quadro esaustivo del settore. Da un lato ci sono le eccellenze nazionali come nel caso della raccolta degli oli minerali usati, ormai vicina al 100%, o dei tassi di riciclo imballaggi che fanno meritare al Belpaese un terzo posto su scala europea, dopo Germania e Spagna. Dall’altro ci sono le filiere più lente, quelle che si scontrano anche con difficoltà d’approccio culturale, come nel caso dei rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Ma, nel complesso, il comparto del riciclo in Italia ottiene buoni voti, permettendoci oggi di recuperare ben 12 milioni di tonnellate di materie prime seconde l’anno.

Alla vigilia del recepimento di nuove direttive europee il sistema del riciclo in Italia è, in generale, già ben predisposto”, ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Oggi occorre quindi intervenire con precisione per mantenere le posizioni conquistate, superare le carenze che ancora permangono e compiere ulteriori progressi”. Come? Non puntando solo sull’incremento della quantità ma anche su quello della qualità della raccolta differenziata e adeguando l’impiantistica, ancora oggi non in grado di coprire tutto il territorio per alcuni settori.

 

Le filiere del riciclo in Italia

Sono i settori ad aver raggiunto buon risultati: gli imballaggi (carta, vetro, alluminio, legno, acciaio e plastica) oggi hanno un tasso di riciclo rispetto all’immesso al consumo del 67 per cento, perfettamente in linea con la media europea e in anticipo sull’obiettivo 2025. nel dettaglio, diamo una seconda vita all’81 per cento dei rifiuti in carta, al 76 per cento di quelli in vetro, al 45 per cento della plastica, al 63 per cento del legno e ben l’80 per cento dell’alluminio  e  al 79 per cento dei rifiuti in acciaio.

 

Dal packaging ai pneumatici fuori uso: il report mostra  come, sul totale dei PFU gestiti, la percentuale di quelli avviati al riciclo ha raggiunto il 58 per cento. A livello nazionale – sottolinea tuttavia il rapporto – è ancora difficile vendere sia le materie prime seconde che i manufatti provenienti da questo comparto a causa dei ritardi nell’approvazione del decreto End of Waste.

 

Sul fronte RAEE, nonostante una crescita praticamente continua della filiera, l’Italia registra un ritardo in termini (siamo ad un 42 per cento rispetto al 65per cento richiesto dall’UE). Per questo motivo gli autori consigliano di implementare la rete e soprattutto di contrastare lo smaltimento e il commercio illegale di questi rifiuti. In ritardo anche pile e accumulatori portatili, di alcuni punti percentuali sotto l’obiettivo UE. “Per raggiungere i target imposti è necessario garantire una rete di raccolta omogenea sul territorio e investire sull’informazione e la sensibilizzazione dei cittadini per ridurre il conferimento delle pile in maniera indifferenziata”.

 

Sul fronte oli minerali usati il riciclo in Italia vanta una vera e propria filiera d’eccellenza, grazie anche al lavoro svolto in questi anni dal CONOU. La raccolta sfiora il 100%  ma per il futuro il rapporto raccomanda il rafforzamento degli obblighi derivanti dalla Responsabilità Estesa del Produttore, attraverso un maggiore coinvolgimento del detentore iniziale del rifiuto.

 

Il settore dei rifiuti organici (umido domestico e verde urbano) è forse quello con la crescita più sensibile degli ultimi anni ma l’Italia deve necessariamente accelerare adeguando la rete impiantistica – in particolare nel Centro e nel Sud Italia – alla crescita futura di questo rifiuto e aggiornando gli impianti esistenti alla produzione di biometano (leggi anche Rifiuti organici: Italia terza in Europa per trattamento)

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