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Riciclo in Italia 2022: Fondazione Sviluppo Sostenibile conferma il trend d’eccellenza nazionale

riciclo in Italia 2022
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(Rinnovabili.it) – Il riciclo in Italia nel 2022 si è confermato un settore fiorente. L’ultimo report dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile racconta di una realtà in costante espansione. Il rapporto è stato realizzato e reso noto nel corso della Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo “L’eccellenza del riciclo e le sfide future” di CONAI, Fondazione Sviluppo Sostenibile, Pianeta 2030 (Corriere della Sera), con il patrocinio del Ministero dell’ Ambiente e della Sicurezza Energetica e di ISPRA.

“Il settore del riciclo, pilastro fondamentale di un’economia circolare -ha detto Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – è strategico per non sprecare risorse preziose, per non riempire il Paese di discariche, per recuperare materiali utili all’economia e ridurre le emissioni di gas serra. Per questo in un momento di congiuntura economica negativa servono misure incisive per rafforzare la domanda di MPS, le materie prime seconde prodotte col riciclo ed interventi strutturali per affrontare il forte aumento dei costi dell’energia che per l’industria del riciclo costituiscono la quota maggiore dei costi di produzione”.

Il riciclo in Italia: dal 1997 al 2022 siamo passati dal paese dell’emergenza rifiuti a quello dell’eccellenza 

Dal D.lgs 22 del 1997 è iniziato quel salto di qualità che ha trasformato l’Italia da paese dell’emergenza rifiuti a leader europeo nel settore del riciclo: il report sulle performance del 2022 del nostro Paese ci consegna i segnali di un’industria in costante crescita dal punto di vista qualitativo e quantitativo, che è passato in 25 anni dal 9,4% di raccolta differenziata urbana al 63%, e ha invertito le percentuali di smaltimento in discarica dall’80% al 20%. Se nel ‘97 riuscivamo a destinare al riciclo appena il 21% dei rifiuti industriali, mentre il 33% finiva in discarica, nel 2020 quelli che ricicliamo sono divenuti più del 70%, e solo il 6% finisce invece in discarica. 

Secondo “Il riciclo in Italia 2022” il 2020 è stato l’anno d’oro del settore: il nostro paese ha riciclato il 72% di rifiuti tra urbani, speciali e industriali, surclassando tutti gli altri Stati europei. La media comunitaria si ferma infatti al 53%, quella tedesca al 55%. Il nostro tasso di utilizzo di materiali riciclati è del 21,6% sul totale di quelli consumati, mentre la media UE è del 12,8 e quella tedesca del 13,4%.

Primeggiamo anche per la gestione dei rifiuti d’imballaggio, realizzando un totale di 10,5 milioni di tonnellate di materiali avviati al riciclo e un tasso del 73,3% nel 2021, mentre il target europeo al 2025 è del 65% e quello al 2030 è del 70%. Per mantenere questo prima, raccomandano gli autori del report, sono indispensabili modifiche al recente Regolamento Europeo. 

Il riciclo in Italia 2022: i dati delle 19 filiere

Il report fornisce un elenco al dettaglio delle performance di 19 filiere del riciclo. Primato globale per il nostro Paese brilli per i pannelli truciolari prodotti dal legno riciclato e per l’alto tasso di riciclo di carta e vetro.

I dati, settore per settore:

carta e vetro: nel 2021 il tasso di riciclo degli imballaggi di carta è stato dell’85%, per quanto riguarda il vetro siamo arrivati a quota 77% superando i target europei al 2030. Il 63% della carta e del cartone e il 61,6% del vetro prodotti nel nostro Paese lo scorso anno proveniva dal riciclo;

imballaggi in plastica: nel 2021 la percentuale di riciclo era del 56%, con un aumento del 14% rispetto ai dati dal 2016 e il superamento dell’obiettivo europeo del 55% entro il 2030, anche se le modifiche normative europee abbasseranno questa percentuale e ci imporranno innovazione soprattutto nello sviluppo di nuove tecnologie;

alluminio e acciaio: l’Italia è leader europeo nel riciclo del rottame del ferro, la percentuale di riciclo degli imballaggi di alluminio del 2021 è del 68%, quella dell’acciaio arriva al 72%;

legno: in questo ambito l’Italia spicca a livello globale ponendosi come eccellenza nella produzione di pannelli truciolari. Nel 2021 la percentuale di riciclo di legno era del 65%, il doppio della media europea del 32,4%. La quasi totalità (97%) del legno riciclato in Italia si trasforma in pannelli truciolari;

bioplastiche: nel 2021 l’Italia ha prodotto 1,6 Mt di bioplastiche compostabili, con una crescita del 25% rispetto al 2020. Con il previsto riconoscimento del consorzio Biorepack, inoltre, il riciclo organico di questi materiali potrà ulteriormente salire arrivando a 51,6 kt entro il 2024.

frazione organica: anche in questo settore siamo in crescita, nel 2020 sono state riciclate 7,2 Mt di rifiuti organici che hanno portato alla produzione di 2,2 Mt di compost e 130 Mm3 di biometano, ma è indispensabile, secondo il report, migliorare gli impianti per la produzione di entrambi;

Pneumatici fuori uso: nel 2020 il nostro paese ha gestito più di 442 mila tonnellate di PFU; nel 2021 il 52% delle gomme usate è stato destinato al recupero di energia, il 48% a quello di materia;

RAEE: anche la raccolta dei RAEE registra una tendenza positiva anche se lontana dagli obiettivi europei. Lo scorso anno abbiamo avviato al riciclo 385.000 tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici, con una aumento del 5,3% rispetto al 2020 ma siamo comunque lontani dal target UE del 65% entro il 2019 e non adeguati alla crescita di vendita di dispositivi che nel 2021 è aumentata del 16%. 

Pile e accumulatori: in questo settore sta calando il nostro tasso di riciclo, nel 2021 abbiamo raccolto 10,200 tonnellate di pile e accumulatori portatili esausti, il 7,4% in meno rispetto all’anno precedente. Siamo lontani dal target europeo del 45% al 2016;

Oli esausti: in questo settore nel 2021 siamo cresciuti del 5% rispetto al 2020 raccogliendo 77.000 tonnellate di oli e grassi vegetali e animali, e ricicliamo il 98% di quanto raccolto;

Veicoli fuori uso: nel 2020 abbiamo trattato 1,2 Mton di veicoli, il 5,8% in meno del 2020. Reimpieghiamo e ricicliamo l’84,7% del peso medio di ogni veicolo e siamo quindi a  un soffio dall’obiettivo europeo dell’85% per il 2015, ma lontani dal target del 95% per il recupero a causa della mancanza di impianti adeguati;

tessile: abbiamo anticipato al 1 gennaio 2022 l’obbligo di RD che in Europa entrerà in vigore dal 2025. Nel 2020 abbiamo perso 9 punti percentuali di materiale avviato al riciclo, raccogliendo 143.300 tonnellate, ma le previsioni danno il settore in crescita nei prossimi anni;

Rifiuti inerti: per questo settore il nostro paese vive una fase critica. Nel 2020 sono stati avviati al riciclo il 77.9% dei rifiuti prodotti, circa 39,1 Mt. Con questi numeri abbiamo superato il target europeo del 70% entro il 2020. Il 4 novembre 2022 c’è stato un momento importante per il riciclo di inerti in Italia, con l’entrata in vigore del DM End of Waste la cui formulazione risulta inadeguata perché non fa distinzioni delle qualità richieste a seconda degli usi cui saranno destinati i materiali, restringendo così la quantità di materiale recuperabile almeno negli impianti esistenti e aumentando il rischio di conferimento in discarica;

rifiuti da spazzamento stradale: tra il 2016 e il 2020 la raccolta è raddoppiata, passando da 215 a 422 kt, ma una parte significativa di quanto raccolto nelle nostre strade finisce ancora in discarica senza essere pretrattata;

fanghi di depurazione: nel 2020 sono state trattate più di 3,4 Mt di fanghi: il 53,5% è stato smaltito, il 44,1% recuperato;

oli minerali: il tasso di recupero di questo settore è molto alto e ci consegna un altro primato europeo: ricicliamo il 46% dell’olio usato (la media europea è del 41%) e ne rigeneriamo il 98%, mentre la media UE arriva al 61. 

solventi: nel 2021 abbiamo riciclato il 77% della materia, ne abbiamo smaltito il 21% e avviato l recupero energetico il 2%. 

Come aumentare la domanda di materie prime seconde?

Il report propone anche una serie di misure. Per aumentare la domanda di materie prime seconde, ad esempio, le proposte sono di rendere l’IVA agevolata per quanto riguarda il materiale riciclato e compensare l’intervento con un aumento della tassazione sui rifiuti conferiti in discarica o inceneritore, e introdurre, negli appalti pubblici verdi e nei criteri ambientali minimi, l’obbligo che una quantità minima stabilita di materiale utilizzato sia riciclata. 

Come abbassare l’influenza dei costi energetici sul settore?

Anche in questo caso il documento elabora una proposta: la produzione di un’analisi approfondita di tutte le fasi dei processi di riciclo industriale così da poter sviluppare innovazioni che a partire dai gap rilevati, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e risparmiare elettricità e calore. Resta in ogni caso imprescindibile accelerare e semplificare le procedure di autorizzazione per l’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili e per la valorizzazione dei residui del riciclo in chiave termica così da autoprodurre calore ed elettricità. 

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