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Riciclo delle navi, il settore in attesa di regole ambientali

Sea Sentinels chiede agli armatori di promuovere pratiche sostenibili nei cantieri di demolizione navali dell'Asia meridionale, che gestiscono ancora oltre due terzi delle navi smantellate a livello globale

riciclo delle navi
Credits: Sea Sentinels

di Andrea Barbieri Carones

Il riciclo delle navi in attesa della ratifica di uno standard globale

In India, Pakistan e Bangladesh gli armatori dovrebbero fare più attenzione al riciclo delle navi dismesse. Solo nel 2021, questi 3 paesi hanno smantellato 583 imbarcazioni oceaniche sulle 763 demolite a livello mondiale. In pratica nei loro cantieri passano tre navi su quattro di quelle giunte a fine vita. Ma mentre alcune realtà hanno apportato importanti miglioramenti per aggiornare i propri standard di riciclaggio, la maggior parte continua legarsi a pessime prestazioni ambientali e bassi standard di sicurezza sul lavoro. A lanciare l’allarme è Sea Sentinels, una società di consulenza con base a Singapore specializzata nel riciclo sostenibile di navi e impianti offshore.

Il fatto è che, sebbene questi cantieri siano ancora in gran parte non regolamentati, ci sono poche alternative per gli armatori. Questo a causa della mancanza di capacità di riciclo delle navi presso le strutture della UE visto che il numero di grandi navi dismesse è in aumento”. Così ha detto Rakesh Bhargava, amministratore delegato di Sea Sentinels.

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Quindi che cosa fare? ”Spetta ai proprietari assumersi la responsabilità del riciclaggio sostenibile nei cantieri dell’Asia meridionale. Per garantire che le navi vengano riciclate in modo sostenibile in questi cantieri, sono necessarie salvaguardie contrattuali nel processo di vendita e audit del cantiere. Occorre poi una supervisione in loco che sia indipendente e imparziale“.

Secondo una nota di Sea Sentinels, “gli armatori devono anche cercare e promuovere lo sviluppo di alternative per conformarsi alle normative per la spedizione di rifiuti pericolosi“.

La Convenzione di Hong Kong dell’IMO (l’Organizzazione Marittima Internazionale) sul riciclo sicuro e rispettoso dell’ambiente delle navi stabilisce uno standard globale per gli impianti addetti a queste operazioni. Purtroppo però non è ancora entrato in vigore poiché deve essere ratificato da un minimo di 15 paesi che rappresentino il 40% della stazza lorda.

In assenza di una regolamentazione globale, il regolamento UE sul riciclo delle navi (EUSRR) adottato nel 2019 richiede che tutte le navi battenti bandiera dell’UE siano smantellate in un cantiere su un elenco di 41 strutture approvate.

Il problema però è la capacità. Già, perché un’indagine di Bimco (una delle più grandi organizzazioni marittime internazionali) ha rivelato che molti dei cantieri di riciclo delle navi approvati dalla UE stavano già lavorando al massimo della loro capacità.

“Con l’attuale regime, standard più elevati possono essere raggiunti nei cantieri dell’Asia meridionale solo se le singole società – sia armatori che acquirenti – esercitano la responsabilità del riciclaggio sostenibile” aggiunge la direttrice esecutiva per il clima, l’ambiente e la sicurezza di Danish Shipping, Maria Skipper Schwenn.

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E a proposito di sostenibilità, il colosso navale danese Maersk ha fatto da apripista in questo senso. Come? Implementando sul campo il proprio standard di riciclo sostenibile delle navi. L’azienda ha anche collaborato con i cantieri di Alang, in India, per aggiornare le strutture e ottenere così la conformità su una serie di progetti di demolizione navale. E in seguito a questo, due cantieri di Alang sono entrati nella “lista bianca” della UE.