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Il riciclo delle microplastiche accelera con l’imaging 3D

La tecnologia migliora la comprensione della struttura e degradazione dei corpuscoli, migliorando il riciclo delle microplastiche

riciclo delle microplastiche
Foto di Javier Miranda su Unsplash

Gli sforzi per accelerare il riciclo delle microplastiche ora hanno un nuovo alleato

Utilizzando la tecnologia di imaging 3D, un team di ricercatori dell’Università di Waterloo ha compiuto un’importante scoperta per il futuro della gestione e riciclo delle microplastiche.

Comprendere i dettagli interni ed esterni di questi corpuscoli, apre nuove strade per metodi più efficaci di riciclo dei rifiuti polimerici. 

Le micro e nanoplastiche, minuscole particelle derivate dalla frammentazione di oggetti più grandi, rappresentano un fattore di degrado ambientale in costante peggioramento. A causa della loro difficoltà di decomposizione, sono una minaccia per gli ecosistemi e la salute umana. Tuttavia, i meccanismi esatti della loro degradazione, specialmente su scala micro e nano, sono ancora poco compresi. Così gli sforzi per ridurne l’impatto ambientale ne risentono.

Il team dell’Università di Waterloo ha però trovato un modo per risolvere il problema. Gli scienziati hanno sfruttato la tecnologia di imaging 3D insieme alla tradizionale microscopia 2D per osservare la degradazione delle microplastiche con dettagli senza precedenti

Le immagini 2D sono infatti simili a una radiografia. Forniscono informazioni, ma mancano di profondità. L’imaging 3D, invece, è paragonabile a una tomografia computerizzata. In radiologia, indicata con l’acronimo CT, questa tecnica di indagine permette di riprodurre immagini in sezione e tridimensionali. Applicata all’analisi delle microplastiche, ne offre una visione dettagliata della struttura e degradazione.

Grazie a un trattamento con luce UV e un catalizzatore di ossido di titanio, i ricercatori sono riusciti a osservare la degradazione delle microplastiche a livello microscopico. Questo ha permesso di identificare esattamente come e dove avviene il degrado sulle superfici delle particelle.

La nuova conoscenza acquisita, dicono, è cruciale per sviluppare metodi di riciclo delle microplastiche più efficaci. La speranza è che questo possa migliorare anche quei processi che i ricercatori chiamano “biociclaggio“. Si tratta del riciclaggio biologico, quello in cui i batteri trasformano le microplastiche in biopolimeri. Molte speranze sono riposte in queste tecnologie, descritte come una soluzione sostenibile per affrontare il problema globale della plastica.

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