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Riciclo della plastica in Italia: come, dove e quanto ne facciamo?

Siamo tra i primi in UE per raccolta differenziata, ma c’è ancora molto da fare sul fronte del riciclo della plastica in Italia. Ecco un quadro della situazione

riciclo della plastica in italia
Foto di Raul De Los Santos su Unsplash

Domina il riciclo della plastica con sostanze chimiche, residuale il riciclo meccanico. Ancora troppi residui vengono bruciati

(Rinnovabili.it) – Siamo abituati a raccontare le performance dei consorzi, le loro iniziative, i numeri che crescono e gli impianti che lavorano a pieno regime. Ma a che punto è il riciclo della plastica in Italia? Siamo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi europei e combattere l’inquinamento? E i nostri impianti quanti sono? Quanti dovrebbero essere? Dove mancano e dove sono abbondanti?

E ancora: quanta plastica finisce ancora bruciata? Che tipo di riciclo stiamo promuovendo, quello chimico o quello meccanico? In questo articolo di approfondimento proviamo a rispondere a tutte le domande.

Quanta plastica raccogliamo e quanta ne produciamo?

Secondo i dati ISPRA sulla raccolta differenziata, l’Italia è seconda in Europa per milioni di tonnellate raccolte (1,7). Questi dati che riguardano la gestione post consumo, vanno messi a raffronto con la produzione. In Italia c’è una rete di 5 mila aziende che lavorano la plastica, impiegando 110 mila persone e produce un giro d’affari da 15 miliardi di euro l’anno. Nel nostro paese trasformiamo quasi 6 milioni di tonnellate di polimeri (5,8). Per quanto riguarda gli imballaggi – che poi sono la frazione interessata da raccolta e riciclo – l’Italia immette al consumo 2,3 milioni di tonnellate. Secondo il più recente rapporto sul riciclo in Italia della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “le materie plastiche sono utilizzate per la realizzazione di una grande varietà di imballaggi”. Ci sono quelli flessibili (film estensibile, sacchetti, pellicole, poliaccoppiati a prevalenza plastica, shopper), quelli rigidi (bottiglie, flaconi, vaschette, barattoli) e altri imballaggi di protezione e trasporto, come pallet, cassette, casse, cestelli, fusti, secchi.

Dove va la plastica di riciclo?

Le stime sulla destinazione della plastica riciclata sono fornite da Plastics Europe, l’associazione europea dei produttori di polimeri. L’agricoltura è il settore che ne assorbe il maggior quantitativo, vantando il 23% di contenuto medio riciclato nei prodotti. Segue l’edilizia e poi il comparto degli imballaggi. Quest’ultimo mediamente include solo il 6,5% di contenuto riciclato nei nuovi prodotti che mette sul mercato. Tuttavia, si tratta del campo in cui si consuma più plastica in valore assoluto

Chi raccoglie la plastica in Italia?

Il Corepla è il consorzio che raggruppa il maggior numero di soggetti della filiera e garantisce la maggior quota di riciclo nel nostro paese. Il Consorzio assicura il ritiro degli imballaggi in plastica raccolti in oltre il 90% dei Comuni italiani, garantendo poi l’avvio a riciclo del materiale raccolto. Ci sono poi tre consorzi autonomi come Coripet, Anilplast e Conip che svolgono la stessa mansione ma con soggetti particolari della filiera.

Quanta plastica si ricicla in Italia?

Sui 2,3 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo secondo il CONAI, ne vengono avviati a riciclo 1,26 milioni, pari al 55,6%. In pratica appena al di sopra dell’obiettivo UE del 55% entro il 2030. Ma attenzione: l’avvio a riciclo non è il riciclo. Quello che entra nell’impianto è infatti sempre in una quantità superiore a quello che esce. Se n’è accorta anche l’Europa, che con la nuova Direttiva sugli imballaggi intende modificare i metodi di conteggio. Il calcolo dei nuovi target europei di riciclo va fatto tenendo conto solo dei rifiuti che entrano negli impianti per essere veramente riciclati in nuovi prodotti o sostanze, senza includere utilizzi diversi. In alternativa si possono misurare i materiali in uscita, sottraendo però la parte che non viene effettivamente riciclata. L’applicazione di questo metodo comporterebbe, stando ai conti dell’ISPRA, un taglio dell’8% dei livelli di riciclo comunicati, precipitando l’Italia al 47%, cioè non solo distante dal target 2030, ma fuori anche da quello al 2025. In numeri assoluti, si tratta si 1,07 milioni di tonnellate riciclate invece di 1,26.

Quanti (e quali) impianti impianti di riciclo abbiamo?

Più del 90% dei rifiuti da imballaggio prende la via del riciclo chimico, con la quota restante divisa equamente fra uso come combustibile per acciaierie (quindi non un vero riciclo secondo le nuove metodologie di calcolo UE) e sistema PIFU (cioè ritiro, rigenerazione dei contenitori e reimmissione sul mercato). Il riciclo meccanico, processo considerato più sostenibile rispetto al chimico (al netto di recenti rivelazioni), tratta appena 1000 tonnellate di imballaggi in Italia. 

I nostri rifiuti di plastica, inoltre, non sono riciclati interamente in Italia: 54 dei 93 impianti che li trattano sono entro i confini nazionali, il resto è distribuito in 14 diversi paesi UE più la Turchia