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Riciclo del vetro: più bravi degli italiani solo gli svizzeri

Riciclo del vetro: più bravi degli italiani solo gli svizzeri

 

(Rinnovabili.it) – Il riciclo del vetro è entrato nel DNA italiano. Lo rivela Friends of Glass che, dopo aver somministrato un sondaggio a 8.000 consumatori in 11 Paesi, ha stilato la classifica dei più eco virtuosi sul fronte della differenziata del vetro.

Si scopre così che gli italiani sono tra i cittadini europei che hanno imparato meglio le buone maniere ambientali: il 99% afferma infatti di riciclare gli imballaggi (ci superano svizzeri e austriaci) e sono secondi in Europa per quanto riguarda il conferimento costante di questo materiale nella raccolta differenziata, con un 91% del campione nostrano che sostiene di riciclarlo sempre. Meglio di noi fa solo la Svizzera con il 93% di fedeli riciclatori. Al terzo posto l’Austria (89,9%), seguita dalla Germania (88,7%) e dalla Francia (83,4%).

 

“I dati europei e soprattutto quelli italiani – ha detto Marco Ravasi, Presidente della sezione vetro cavo di Assovetro – dimostrano che il riciclo, e soprattutto il riciclo del vetro, è ormai entrato nel DNA dei consumatori. Il vetro è considerato uno dei materiali più sostenibili grazie alla sua vita infinita ed è un esempio virtuoso di economia circolare”.

 

I dati più interessanti arrivano però dalla lettura delle fasce d’età in correlazione alla raccolta. Le generazioni più anziane sono infatti generalmente più consapevoli dell’importanza dei benefici, a livello ambientale, del riciclo degli imballaggi di cibo e bevande.

Da questo punto di vista, il gap di consapevolezza tra generazioni è presente in tutti i paesi, prima di tutto in Spagna, dove c’è una differenza di consapevolezza tra le giovani generazioni e quelle più anziane del 27%. In Slovacchia, questo numero scende al 20%. Gli ultrasessantenni riciclano, sostanzialmente, tutti i loro imballaggi (comprese le bottiglie e vasetti di vetro) e, in generale, fanno meglio di coloro che hanno tra i 18-29 anni. In alcuni paesi, come la Croazia (23%) o il Regno Unito (22%), il divario è molto più alto che in altri paesi come la Repubblica Ceca (13%) o l’Italia (7%).

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