Sono oggetti perfetti per un’economia circolare, ma il riciclo dei tappi di sughero praticamente non esiste. È tempo di cambiare approccio
Il riciclo dei tappi di sughero sconta la difficoltà di creare una filiera ad hoc. Che tuttavia sarebbe utile
(Rinnovabili.it) – Ne produciamo 1,2 miliardi solo in Italia. Nel mondo sono almeno dieci volte tanti. Li utilizziamo senza pensarci su, ogni volta che stappiamo una bottiglia di vino. Poi li gettiamo nella spazzatura. Eppure, rafforzare il riciclo dei tappi di sughero sarebbe urgente e necessario. Intanto perché si tratta di materiale recuperabile al 100%, e poi perché non è una materia prima infinita. La pressione sui querceti che producono il sughero, infatti, aumenta con il crescere del mercato del vino. Se è vero, da un lato, che molte aziende cominciano a sperimentare chiusure diverse per le proprie bottiglie, è altrettanto vero che non si vede all’orizzonte una sostituzione imminente di questa fondamentale materia prima.
Un settore, tra l’altro, in cui lavorano 250 aziende solo in Sardegna, regione dove si concentra la produzione nazionale. In Gallura, tra Tempio Pausania e Calangianus, il distretto del sughero è fiorente e trasforma il 70% del sughero destinato alla produzione di tappi. Esistono altre applicazioni del sughero, principalmente nell’edilizia e nell’industria calzaturiera. Ma il mercato vinicolo assorbe più di due terzi della materia prima in Italia.
Come si estrae il sughero
L’estrazione del sughero dai querceti avviene solo nel periodo che va dai primi di maggio a fine agosto, quando il sughero stacca più facilmente senza causare danni alla pianta. La bravura degli operai specializzati che lavorano nel settore è proprio questa: scortecciare la quercia senza danneggiarla.
Ci sono norme che regolano questo settore: un albero può essere decorticato per la prima volta solo quando ha circa 25-30 anni e una circonferenza non inferiore ai 60 cm. Le successive estrazioni si possono fare dopo almeno 10 anni, che possono aumentare se il sughero non ha raggiunto uno spessore accettabile.
Di qui l’industria della trasformazione prende la materia prima e realizza prodotti finiti, da destinare ai rispettivi mercati.
Il riciclo che non c’è
Molto stranamente, non sono ancora stati fatti sforzi a sufficienza per costruire un sistema di riciclo dei tappi di sughero all’altezza. Da u lato c’è la difficoltà di spingere le persone a differenziare ulteriormente questo materiale, facilitando così la raccolta urbana. Eppure, da schemi di raccolta selettiva deriverebbero una gamma di benefici non trascurabili: con il riciclo si potrebbero risparmiare risorse naturali ed energia, dando nuova vita ad un materiale che non aspetta altro. Le industrie che impiegano il sughero vergine potrebbero riassorbire anche quello di riciclo. Che quindi potrebbe essere destinato a nuovi tappi, alla realizzazione di strati isolanti e fonoassorbenti che migliorano le prestazioni energetiche degli edifici, e infine a suole e tacchi per le scarpe. In Italia gli unici modi per destinare al riciclo i tappi di sughero sono piuttosto laboriosi.
Un’opzione è chiamare direttamente i consorzi specializzati nel recupero e nel corretto smaltimento del sughero, concordando la consegna o il ritiro. In alcune aree invece esistono progetti di recupero basati su una rete di contenitori di raccolta esposti presso esercizi commerciali e luoghi pubblici. Si tratta però di iniziative spot e non sistematizzate: è il caso del progetto Recooper a Bologna o del Comune di Tradate, in Lombardia, che dal dicembre 2022 ha attivato un punto di raccolta pubblico.
Le iniziative imprenditoriali
Complice l’assenza di politiche pubbliche e filiere strutturate per una economia circolare del sughero, c’è chi fa da sé. Ad esempio, la branca italiana del colosso del sughero Amorim Cork ha attivato accordi con 45 onlus sul territorio nazionale. Raccoglie con il loro supporto i tappi di sughero usati e li trasforma in una collezione di oggetti di interior design. In una intervista recente al Sole24Ore il fondatore dell’azienda racconta la sua esperienza.
Le iniziative politiche
Oltre al piccolo paese di Tradate, altre città hanno tentato la via del riciclo del sughero. Invece di ricostituirlo in nuovi tappi, però, sono state privilegiate altre applicazioni. Ad esempio, il distretto di Seondong a Seoul, la capitale della Corea del Sud, ha stipulato un accordo con S-Build, un’impresa di costruzione di impianti sportivi specializzata nella tecnologia di riciclo del sughero. L’accordo prevede anche la partecipazione dei commercianti di vino locali: hanno risposto 45 aziende che raccoglieranno i tappi per poi destinarli all’impresa di trasformazione, che ne farà materiale per passaggi pedonali vicino all’ufficio distrettuale.
Il Comune di São Brás de Alportel, in Portogallo, già nel 2005 ha posizionato i primi contenitori per la raccolta differenziata dei tappi di sughero. A questo sistema ha anche aggiunto una raccolta specifica presso gli esercizi commerciali.
Le iniziative delle associazioniChi si è mosso di più sono le associazioni, con piccoli progetti di recupero e riciclo dei tappi di sughero in tutta Europa. Ci sono esempi in Spagna, Francia, Italia, Regno Unito, Germania, Australia, Belgio e Stati Uniti. Le più interessanti creano lavoro per persone con disabilità o sviluppano prodotti che incorporano il materiale al posto della plastica.