Nichel, cobalto, alluminio e litio potrebbero essere recuperati dal riciclo delle batterie dei veicoli elettrici. Ma gli impianti non ci sono
L’UE ha fatto le regole, ma mancano gli impianti di riciclo delle batterie dei veicoli elettrici
(Rinnovabili.it) Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici è fondamentale per ridurre al minimo l’impatto ambientale e recuperare metalli preziosi. Ma oggi il settore deve affrontare sfide significative. Da un lato la tecnologia, relativamente nuova, non ha ancora prodotto rifiuti a sufficienza da determinare lo sviluppo di una vera e propria industria del riciclo. Dall’altro i governi non hanno investito per creare le condizioni ideali che permetterebbero di prevenire il problema del corretto smaltimento.
Fino al 95% delle batterie agli ioni di litio potrebbe essere recuperato, eppure oggi solo il 5% delle batterie dei veicoli elettrici viene riciclato. Intanto proseguono le estrazioni di metalli preziosi dal sottosuolo, mentre le batterie a fine vita finiscono in discarica. Secondo Circular Energy Storage Research and Consulting, però, entro il 2030, più di 300 gigawattora di batterie in tutto il mondo non saranno più in grado di muovere un’auto e diventeranno pronti per il riutilizzo. Si tratta di un numero pari al consumo energetico di un anno per circa 75 mila famiglie di quattro persone.
Come allungare la vita delle batterie al litio
Le batterie sono l’elemento più costoso del veicolo elettrico e sono oggetti delicati. Temperature rigide, troppo alte, forti vibrazioni e cicli costanti di carica e scarica a velocità variabili ne accorciano l’autonomia. A questo punto è facile che diventino rifiuti, a meno che non si trovi un modo per dar loro una seconda occasione.
Una soluzione per allungare la vita delle batterie delle auto elettriche, allontanando il momento in cui smaltirle, l’ha trovata l’azienda tedesca Betteries. L’idea è recuperare le celle da batterie ancora performanti, ma non abbastanza da muovere un’auto. A questo punto, le si può racchiudere in pacchi più piccoli e modulari, trasportabili e collegabili a diversi dispositivi. Con le “betteries” si può fornire energia a elettrodomestici, strumenti da lavoro, sistemi di illuminazione e piccoli veicoli.
In alternativa, le batterie estratte dai veicoli possono anche essere assemblate e trasformarsi in accumulatori statici di grandi dimensioni. La capacità delle batterie dei veicoli elettrici scende al di sotto dell’80%-85% dopo 8-10 anni di utilizzo. A questo punto, è possibile riutilizzarle per alimentare edifici, data center o addirittura bilanciare le reti energetiche locali e nazionali. Secondo i calcoli di Reuters, gli investitori che credono nell’economia circolare hanno scommesso circa un miliardo di dollari su 50 startup a livello globale.
Il riciclo che non c’è
Nel frattempo gli investimenti nei primi impianti e nei progetti di ricerca sul riciclo cominciano ad arrivare. Gli Stati Uniti hanno stanziato quasi 200 milioni nel 2023 tramite il Dipartimento dell’energia (DOE) per far nascere il settore. L’Europa va più lentamente, anche se anche qui i primi impianti cominciano ad aprire su spinta delle imprese.
La Norvegia è stata pioniera. Qui Hydrovolt, una joint venture tra Northvolt e Hydro, ha avviato le operazioni di riciclo commerciale nel suo impianto di Fredrikstad già l’anno scorso. Si tratta del più grande impianto continentale, con una capacità di trattare 12 mila tonnellate di pacchi batterie su base annua, corrispondenti a circa 25 mila batterie per veicoli elettrici. Nel Regno Unito invece qualche mese fa ha aperto il primo impianto industriale a Wolverhampton, mentre in Germania Bosh ha presentato la tecnologia con cui svilupperà il primo impianto completamente automatizzato.
Ancora troppo poco, tuttavia, per far fronte al volume di batterie in arrivo nel prossimo futuro. Gli esperti del Fraunhofer Institute prevedono infatti che al 2030 l’Europa avrà 420 mila tonnellate di batterie da riciclare. Tradotto, ci sarà una gran quantità di cobalto, nichel, litio, rame e alluminio che potrebbe essere recuperata e non più estratta. Per ora, esiste però solo la normativa. Il nuovo regolamento europeo prevede l’obbligo di riciclare le batterie e prescrive tassi di riciclo incrementali per i singoli materiali che le compongono. Definisce anche valori minimi per l’utilizzo di materiali riciclati nella produzione di nuove batterie. Ma allo stato attuale, è poco più che un pezzo di carta: una regola non può applicarsi, infatti, a un’industria che non c’è.