(Rinnovabili.it) – Cresce la popolarità delle auto ibride, alimentate con batterie al litio. Le stime dicono che nel 2020 il 7% dei veicoli in circolazione si muoverà grazie a queste tecnologie. Ma la crescita globale della domanda del prezioso metallo rende una domanda sempre più ineludibile: che si fa una volta che l’automobile giunge a fine vita? Le batterie agli ioni di litio sono facilmente riciclabili? E c’è anche un problema a monte: a quanto ammontano le riserve di litio? E le risorse, invece, sono facilmente disponibili così da trasformarsi in riserve? Sembra che sì, al mondo ci sia litio a sufficienza da soddisfare la domanda nell’immediato futuro, ma quasi il 70% si trova in Sud America, e precisamente in Argentina, Bolivia e Cile. Questa alta concentrazione in un’unica zona del mondo mette a rischio l’accessibilità alle risorse: momenti di instabilità politica, conflitto o crisi di governo, possono gravemente incidere sul prezzo delle batterie e, di conseguenza, sul costo dei veicoli. Ecco perché si stanno cercando accordi intergovernativi già da tempo per scongiurare il più possibile queste eventualità.
Inoltre il litio è adoperato per diverse altre applicazioni. Basti pensare al settore delle costruzioni, della ceramica, quello farmaceutico o del vetro. Perciò l’applicazione in campo automobilistico è attualmente marginale: vale circa un quarto del consumo di litio totale. Nel 2020 ci si aspetta che sarà invece il 40%.
I costruttori di auto e i governi considerano il litio la fonte energetica del futuro, e hanno cominciato a stringere alleanze per salvaguardare i propri interessi. Toyota e Mitsubishi hanno firmato accordi salati per sfruttare i depositi argentini, mentre il Giappone ha un abboccamento con il governo boliviano: gli fornirà aiuti economici in cambio di litio e altri metalli rari. Queste intese dovrebbero rafforzare i legami fra gli stakeholder, e garantire un prezzo stabile anche in aumento della domanda. Ma il prezzo del litio, triplicato dal 1960 al 2010, sarà influenzato da diversi fattori nei prossimi anni. Alcuni di essi, i più importanti, saranno la crescita della domanda nell’elettronica, l’impatto ambientale delle miniere, le relazioni geopolitiche e le nuove soluzioni di mobilità.
Le compagnie vorrebbero ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti in Sud America tramite il riciclo del materiale o il riuso delle batterie esauste per altri scopi. Il problema è che economicamente non ha senso, al momento, riciclare il litio delle batterie. Esse contengono solo una bassa percentuale di carbonato di litio e non sono affatto care se comparate a cobalto o nichel. Il costo del litio di una batteria non raggiunge il 3% del costo di produzione totale. È proprio a causa della scarsa domanda attuale e dei prezzi bassi che il litio, nonostante sia recuperabile al 100%, praticamente oggi non si ricicla: costerebbe 5 volte di più che non acquistarlo ogni volta da chi lo estrae. Perciò, a parte qualche struttura pilota, non esistono nemmeno gli impianti per il riciclo di questo metallo.
Tuttavia il trend sembra destinato a cambiare: l’aumento della domanda nel prossimo futuro dovrebbe invertire la tendenza, e il riciclo delle batterie al litio potrebbe diventare una necessità oltre che un business. Un ciclo chiuso di questo metallo potrebbe garantire una stabilità dei prezzi anche in caso di instabilità politiche. Alcuni progetti di sviluppo delle tecnologie del riciclo sono già attivi in Europa, Stati Uniti e Giappone. Processi specializzati e impianti dedicati di piccola scala, vicini al costruttore automobilistico saranno lo scenario del futuro. L’unica incognita, ad oggi, restano gli impegni finanziari su questo settore di mercato. È ancora in buona parte inesplorato e richiederebbe investimenti a lungo termine che non sono in molti a sentirsi di fare.