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Riciclo auto: ditte USA contro la concorrenza sleale

Riciclo auto ditte USA contro la concorrenza sleale(Rinnovabili.it) – Le aziende di riciclo auto a fine vita che rispettano tutti regolamenti e forniscono i permessi richiesti, si trovano in condizioni di svantaggio competitivo con chi quelle regole le ignora. Non siamo in Italia, per una volta, ma negli Stati Uniti, dove i professionisti del riciclo nel settore automobilistico si dicono frustrati. Quelli che decidono di aderire ai regolamenti in favore dell’ambiente e di svolgere tutta la burocrazia per ottenere i permessi e le licenze statali, sono poi battuti dalla concorrenza illegale.

 

Michael Wilson è uno di quelli che guidano la cordata di imprese stanche di dover ingoiare il rospo: l’amministratore delegato di Automotive Recyclers Association (ARA), con sede in Virginia, spiega che l’ARA rappresenta un’industria dedita dal 1943 alla rimozione, al riuso, e al riciclo di parti automobilistiche. L’associazione annovera 4500 aziende di riciclo auto negli Stati Uniti e in altri 14 Paesi del mondo.

In tutto, negli USA le ditte che presidiano il settore sono circa 8500, in crescita rispetto alle 7000 censite una decina di anni fa.

«Sono troppe però – sostiene Wilson – quelle che ancora vendono parti di auto riciclate senza i necessari permessi o le licenze statali e federali».

Scelgono la via più breve perché non è certo facile ottenere tutti i via libera: ne servono per maneggiare certi materiali (dal mercurio delle batterie al freon degli impianti di refrigerazione, dall’antigelo alla benzina), per smaltire l’acqua piovana, conservare gli oli usati, certificare la sicurezza dei lavoratori, la loro salute e diversi altri permessi ambientali. Ciascuno di questi ha termini di scadenza diversi: alcuni sono annuali, altri quinquennali e così via.

Ovvio dunque che se una ditta investe in tempo, denaro e attrezzatura per essere ambientalmente meno impattante, e il concorrente non lo fa, si crea una concorrenza insostenibile, perché uno potrà fare prezzi migliori dell’altro, ad esempio nell’acquisto dei pezzi.

 

Oltre al danno la beffa: chi fa le regole si accanisce poi sulle compagnie che le hanno accettate, mentre quelle che le eludono non incorrono neppure nei controlli.

«Una volta che ottieni i permessi – spiega l’ad dell’ARA, Michael Wilson – aspettati tutti i controlli. Ma se non entri nella lista delle aziende ‘oneste’, nessuno verrà mai a ispezionare». Ed è il caso delle compagnie più grandi, che fanno finta di niente e lavorano con standard ambientali più bassi e, così facendo, «mettono il piccolo business in uno svantaggio competitivo irrecuperabile sul mercato».

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