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Riciclo auto: combattere l’illegalità per raggiungere i target europei

Riciclo auto combattere l’illegalità per raggiungere i target europei

 

(Rinnovabili.it) – Il settore del riciclo auto a fine vita in tutte le sue componenti ha un ampio margine di sviluppo per la green economy, che può generare lavoro e valore aggiunto. Ma è necessario combattere il traffico illecito e tracciare meglio i rifiuti, per raggiungere il target del 95 per cento di riciclo dettato dall’Ue e non incorrere in una procedura di infrazione. È quanto emerge dall’audizione di Mauro Grotto, presidente dell’Aira (Associazione industriale riciclatori d’auto), nella Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Dal 1° gennaio è scattato infatti l’obbligo di riciclare almeno il 95% del peso del veicolo a fine vita. La cifra è suddivisa in due: l’85 per cento dovrà essere oggetto di reimpiego e riciclo, mentre il restante 10 per cento va “riempito” con il recupero di energia. L’Unione, inoltre, si è data un sistema di conteggio uniforme a partire da quest’anno, mentre prima ciascun Paese calcolava a modo suo. L’Italia ricicla oggi l’82% del peso dei veicoli.

 

Secondo la senatrice Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione Ecomafie, il settore del riciclo dell’auto va spinto e sostenuto: «Si tratta di un mondo che vale già adesso 2 miliardi di fatturato e oltre 1000 addetti – spiega la senatrice – Questo testimonia l’importanza che ha nella green economy ma anche per l’occupazione e per il Pil, la filiera del riciclo per il recupero della materia prima, in questo caso i materiali ferrosi e gli acciai». Puppato però richiama poi l’attenzione sulle necessità di miglioramento della logistica: «Sono urgenti modifiche al sistema di tracciabilità dei rifiuti, perché metà del parco auto italiano sparisce ogni anno». I dati rivelano che 750 mila veicoli vengono esportati, spesso dopo essere stati smontati da autodemolitori ai limiti della legalità.

 

«La pesatura dei pezzi in entrata e in uscita è una delle necessità per avere una corretta contabilità ambientale», aggiunge la capogruppo Pd. Oggi, solo il 10 per cento degli impianti sono assoggettati all’Autorizzazione Integrata Ambientale (che prevede autocontrolli e controlli della pubblica amministrazione) e rispondono ai requisiti europei: un gap che va colmato al più presto. Così come vanno tenuti d’occhio i porti del Nord, «dove i materiali provenienti dal nostro mercato arrivano spesso sotto la dicitura fasulla di masserizie».

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