Come riciclare le mascherine usate in nuovi dispositivi di protezione
(Rinnovabili.it) – È possibile riciclare le mascherine usate? Sono il rifiuto più emblematico del 2020 – e con molta probabilità anche dei prossimi anni – con volumi in cresciuta e una gestione ancora traballante. Nel migliore dei casi, il loro destino è la discarica o l’incenerimento. Nel peggiore, la dispersione nell’ambiente.
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Per motivi facilmente intuibili, in Italia e in altri paesi questi dispositivo di protezione monouso possono essere smaltiti solo attraverso la raccolta indifferenziata. Ma diverse realtà di ricerca e startup hanno iniziato a studiare percorsi alternativi per chiudere il cerchio. Alla domanda “come riciclare le mascherine chirurgiche” risponde oggi un nuovo progetto di economia circolare, condotto dal Fraunhofer Institute. In collaborazione con SABIC e Procter & Gamble, l’istituto tedesco ha dimostrato la fattibilità di un riciclaggio a ciclo chiuso. In altre parole, è possibile trattare le mascherine usate per estrarre materia prima seconda con cui fabbricarne di nuove.
“Abbiamo deciso di studiare come le maschere di protezione usate potessero tornare alla catena del valore di una nuova produzione”, afferma il dottor Peter Dziezok, Direttore R&D della sezione Open Innovation di P&G. “Ma la creazione di una vera soluzione circolare da una prospettiva sostenibile ed economicamente fattibile richiede dei partner. Pertanto, abbiamo collaborato con Fraunhofer CCPE, gli esperti di Fraunhofer UMSICHT e gli specialisti di SABIC per studiare potenziali soluzioni”.
Il ciclo infinito del PP riciclato
Come parte del progetto, P&G ha raccolto le mascherine chirurgiche usate dei dipendenti dei suoi siti produttivi in Germania. Il primo passo? L’allestimento di speciali contenitori di raccolta differenziata. I rifiuti sono stati quindi portati ad una struttura sperimentale di pirolisi. “Un prodotto medico monouso come una mascherina chirurgica ha elevati requisiti di igiene, sia in termini di smaltimento che di produzione. Il riciclaggio meccanico non avrebbe funzionato”, spiega il dott. Alexander Hofmann, a capo del dipartimento Gestione del Riciclo presso Fraunhofer UMSICHT. “Nella nostra soluzione, quindi, abbiamo prima triturato automaticamente le mascherine poi le abbiamo convertite termochimicamente in olio di pirolisi”.
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Il processo rompe le fibre in polipropilene (PP), di cui sono composte, distruggendo anche possibili contaminati o agenti patogeni. SABIC ha trasformato l’olio in materia prima per la produzione di nuova resina PP. Infine, per chiudere il cerchio, P&G ha impiegato il polipropilene riciclato per realizzare nuove fibre non tessute. “Questo progetto pilota ci ha aiutato a valutare se l’approccio a circuito chiuso potesse funzionare per la plastica igienica e di grado medico”, afferma Hansjörg Reick, Senior Director Open Innovation di P&G. “Certo, servirà ulteriore lavoro, ma i risultati finora sono stati molto incoraggianti”.