Molti ragazzi ne ricevono uno usato da parenti o amici, ma non sanno come riciclare il telefonino quando è ora di cambiarlo
(Rinnovabili.it) – Il 45% dei giovani tra 16 e 26 anni non ha mai pensato di riciclare il telefonino e il 38% lo ha smaltito nei rifiuti indifferenziati. Lo riporta il Time After Time E-waste Report di Hubbub e Virgin Media O2, un dossier che esamina i comportamenti e gli atteggiamenti della cosiddetta “generazione Z” nei confronti dei rifiuti elettronici.
La ricerca si basa sulle interviste fatte a 3 mila persone, insieme a una serie di focus group con giovani di età compresa tra i 16 e i 26 anni e una serie di colloqui con esperti del settore.
Dall’indagine emerge che il 51% degli intervistati confida che i prodotti elettrici vengano riciclati quando consegnati a un riciclatore, mentre il 25% non è sicuro e il 24% non crede che i propri articoli vengano riciclati.
Inoltre i giovani sono più propensi a riciclare i propri dispositivi se conoscono i servizi disponibili e se è più facile accedervi. Oggi non è così chiaro in molti casi. Una migliore comunicazione dovrebbe essere fatta, ad esempio, tramite i supermercati. Infatti, il 21% degli intervistati dice di aver rinunciato a riciclare il telefonino perché non sapeva come fare.
Tuttavia, la ricerca dice anche che i giovani tra i 16 e i 26 anni rappresentano la fascia d’età che ha maggiori probabilità di acquistare un dispositivo di seconda mano. Il 45% degli intervistati ha dichiarato infatti di aver avuto un telefono ricondizionato o di seconda mano, mentre il 44% ne ha ricevuto uno da un familiare o un amico. Tuttavia, è emerso anche che alcuni avevano una percezione negativa sulla qualità dei dispositivi ricondizionati. Per esempio, non erano convinti della durata della batteria e della sicurezza dei dati.
A parte l’investimento in comunicazione, per sensibilizzare il pubblico a riciclare i propri telefonini, occorre investire sulla loro riparabilità. E questo spetta alle case produttrici. Secondo il rapporto, si potrebbe pensare anche a incentivi fiscali per rendere più attraenti azioni come la riparazione e l’acquisto di oggetti di seconda mano.