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Cina: 100 centri di riciclaggio rifiuti e nuovi stop all’import

riciclaggio rifiuti

 

La Repubblica popolare presenta un nuovo piano nazionale per migliorare il riciclaggio rifiuti

(Rinnovabili.it) – In Cina è tempo di accelerare il riciclaggio rifiuti. In un documento programmatico, pubblicato la scorsa settimana dal Ministero dell’Industria e della tecnologia dell’Informazione, è riportato il piano nazionale per la creazione di nuovi “centri” di riciclaggio rifiuti. Si parla di un centinaio di strutture su larga scala, da attivare entro la fine del 2020 e dedicate ai rifiuti solidi urbani e a quelli provenienti dall’industria, con un occhio di riguardo per prodotti di largo uso come gli imballaggi, le biciclette, le batterie e i moduli fotovoltaici. L’obiettivo è facile da intuire: al di là di una rinnovata attenzione ambientale, la nazione è interessata a consolidare la sua posizione nel mercato delle materie prime e prime-seconde, a cominciare da una migliore gestione delle risorse nazionali. Una mossa quasi obbligata visto le ultime politiche in fatto di rifiuti.

 

Dal 1° gennaio 2018, infatti, la Repubblica popolare ha attuato una serie di divieti alle importazioni di rifiuti stranieri per riuscire a gestire gli immensi volumi di spazzatura in entrata nel mercato nazionale (leggi anche La Cina inquinata chiude le frontiere ai rifiuti esteri). Si è cominciato con gli stop a plastica, carta e tessuti per allargare la messa al bando anche ai rottami di auto e navi e all’acciaio. Ad oggi sono oltre 50 le tipologie di rifiuto che non possono, o non potranno a breve, varcare i confini cinesi e l’obiettivo del Governo è quello di ridurre a zero l’import entro la fine del prossimo anno.

 

La mossa ha lasciato i Paesi occidentali con un gigantesco problema di smaltimento, e nel contempo ha dato al gigante asiatico la possibilità di costruire una filiera nazionale del riciclo il più possibile su misura. “Grandi volumi di rifiuti solidi stanno già influenzando e limitando lo sviluppo di un’economia industriale di alta qualità”, ha dichiarato il Ministero dell’Industria spiegando come 50 dei nuovi centri saranno esclusivamente dedicati ai rifiuti solidi urbani, e gli altri 50 a quelli provenienti dalla produzione di metalli, l’estrazione di carbone, l’edilizia, l’agricoltura e la silvicoltura. Le strutture dovranno promuovere tecnologie, prodotti e metodi di riciclaggio avanzati e le società autorizzate ad aprire laboratori in una di queste nuove basi potranno richiedere finanziamenti governativi speciali.

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