I 6 principali ostacoli al riciclaggio della plastica
(Rinnovabili.it) – Il riciclaggio della plastica non riesce a raggiungere il suo pieno potenziale. Il settore ha difficoltà a chiudere realmente il cerchio e i problemi che deve fronteggiare oggi l’Unione Europea, dopo il no della Cina ai rifiuti esteri, sono l’emblema più evidente di questa complessità (leggi anche Cumuli di plastica nell’UE dopo il no della Cina ai rifiuti esteri). In vista del Forum globale sull’ambiente: Sustainable Plastic Design di Copenagh (29-31 maggio), l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha analizzato gli ostacoli più diffusi al riciclaggio della plastica.
“Le materie plastiche sono diventate uno dei materiali più prolifici del pianeta: nel 2015 ne abbiamo prodotto circa 380 milioni di tonnellate a livello globale, rispetto a 2 milioni di tonnellate degli anni ’50”, spiega l’OCSE nella nuova relazione “Improving Markets for Recycled Plastics”.
Attualmente solo il 15% di questi rifiuti viene raccolto e riciclato in materie secondarie a livello globale ogni anno. Un quarto viene incenerito e il resto finisce in discarica, bruciato all’aria aperta o abbandonato nell’ambiente. E le percentuali di riciclo dei diversi polimeri variano notevolmente da un paese all’altro, con i valori più alti per PET (polietilene tereftalato) e HDPE (polietilene ad alta densità) – dal 19% all’85% – e quello più basse per polipropilene e polistirolo – dall’1% al 21%.
“Questo rapporto – aggiunge l’Organizzazione – esamina perché esiste questo problema e cosa possiamo fare al riguardo, dal momento che la diffusione della plastica sta diventando un problema urgente di salute pubblica e planetaria”. Non solo la diffusione dei rifiuti plastici ha impatti estremamente negativi per l’ambiente: la produzione stessa emette circa 400 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra ogni anno a causa dell’energia utilizzata lungo tutto la filiera.
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Di fronte a tutti questo contro, cosa ostacola il settore del riciclaggio della plastica? Il report stila una sorta di lista contenente i maggiori problemi da superare, tra cui rientrano:
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Le materie plastiche primarie e riciclate sono trattate come sostitutive di quelle primarie, senza che vi sia una domanda separata. Ciò lascia le prime in balia delle tendenze nei mercati primari.
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Il prezzo delle materie plastiche riciclate è in gran parte determinato da quello delle materie plastiche primarie, legate a loro volta ai prezzi del petrolio, piuttosto che dai costi di raccolta, selezione e trattamento dei rifiuti. I produttori di polimeri riciclati hanno quindi poche opzioni per adeguare i loro costi quando c’è un rallentamento.
- Il settore del riciclaggio della plastica è più piccolo e più frammentato rispetto all’industria primaria, il che rappresenta uno svantaggio significativo in termini di economie di scala e capacità di assorbire gli shock del mercato, come ad esempio il recente crollo dei prezzi del petrolio.
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Gran parte del mercato globale dei rifiuti di plastica si è concentrato in alcuni paesi, aumentando la vulnerabilità della filiera globale e rallentando la capacità di adattarsi agli shock della domanda, come ad esempio le restrizioni all’importazione attuate dalla Cina all’inizio del 2018.
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Esistono ancora diverse difficoltà tecniche associate con l’ampia gamma di polimeri e additivi utilizzati, ai significativi livelli di contaminazione nella plastica di scarto post-consumo e nei servizi di raccolta, in particolare nei paesi a basso reddito.
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Devono essere risolte anche alcune sfide ambientali poste dalla presenza di additivi pericolosi in alcuni rifiuti plastici, dalle preoccupazioni sugli standard ambientali nelle industrie locali di riciclaggio della plastica in alcune parti del mondo e dalla competizione tra il riciclo e l’opzione della termovalorizzazione (energia dai rifiuti).