Paese che vai, ricambio cinese che trovi…! Quella dei ricambi auto contraffatti è ormai diventata una vera e propria piaga. Nelle pagine di cronaca locale sono sempre più frequenti resoconti sui traffici illeciti ai danni di consumatori distratti o raggirati con astuzia, come quello del maxi-sequestro, lo scorso gennaio, nel porto di Napoli di 35.000 pezzi falsi provenienti dalla Cina o gli episodi più recenti di Sassari e Rocca Priora, entrambe coinvolte nella vendita in nero di ricambi auto rubati. Nonostante esista una normativa europea, recepita anche a livello nazionale, sull’omologazione dei veicoli e delle loro parti e sulla garanzia di conformità dei prodotti venduti, la contraffazione dei ricambi per auto e moto sta dilagando sempre di più e, secondo quanto stimato dall’OCSE, sarebbe in grado di alimentare un giro d’affari mondiale di 16 miliardi di dollari (in Italia quello rilevato dal CENSIS ammonterebbe a 120 milioni di euro), con un tasso di crescita annuo pari al 10%. Ma quanto è importante l’integrità di un ricambio auto e quali conseguenze può avere un suo scorretto utilizzo?
La sicurezza
Secondo quanto riportato sul Vademecum messo a punto dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA), i ricambi auto contraffatti, oltre a minare l’integrità di un veicolo, metterebbero a rischio non solo la salute di chi guida e occupa il veicolo, ma anche quella di chi si trova fortuitamente sul percorso del veicolo stesso; a ciò si aggiungerebbero anche i danni ambientali legati all’utilizzo di materiali che non rispettano le normative in materia di sicurezza e di tutela ambientale. Sempre secondo stime dell’OCSE, a essere maggiormente contraffatti a livello mondiale sarebbero i dischi dei freni (18%), seguiti dalla tiranteria sterzo (17%), le pastiglie dei freni (16%), i ricambi del motore (16%), i filtri dell’aria e dell’olio (4%) e le pompe dell’olio (4%).
Quale contraffazione?
Diversi anche i metodi con cui i ricambi auto possono essere contraffatti (contraffazione totale del prodotto, contraffazione di marchio, di omologazione/certificazione, di qualità, di brevetti o di diciture), tutti comunque complici di mettere a rischio la salute umana e quella ambientale. Se da una parte è vero che la maggior parte della contraffazione dei pezzi di ricambio avviene in Asia (e da qui che provengono i due terzi dei pezzi di ricambio in circolazione, Cina in primis, ma anche Singapore, India, o Vietnam), dall’altra è altrettanto vero che i pezzi contraffatti riescono a raggiungere i luoghi più disparati del mondo grazie alla connivenza di rivenditori consenzienti che alimentano un vero e proprio mercato nero e senza l’aiuto dei quali probabilmente il pezzo non sarebbe nemmeno mai stato contraffatto. Dura la pena, lo ricorda l’ANFIA, per chi asseconda questo traffico illecito: “il produttore o distributore che immette sul mercato prodotti contraffatti e dunque pericolosi per il consumatore in violazione delle norme vigenti – si legge nel Vademecum – viene punito con l’arresto da sei mesi a un anno e con una sanzione amministrativa da 10.000 a 50.000 euro”.
Consigli per gli acquisti
Il consumatore che si trova a dover sostituire un pezzo della propria auto o della propria moto può trovarsi di fronte a diverse tipologie di ricambi auto. Nell’elenco fornito dall’ANFIA troviamo: ricambi originali delle case produttrici, prodotti dalle case produttrici o da terzi in esclusiva; ricambi originali, identici a quelli forniti nel primom impianto, ma con il marchio del produttore terzo; ricambi equivalenti, simili agli originali, ma commercializzati da fornitori omologati al primo impianto; ricambi alternativi, anche questi prodotti da terzi, adattabili agli originali e agli equivalenti, ma di qualità inferiore alle altre tipologie di ricambi; ricambi usati, recuperati dai veicoli giunti a fine vita e sottoposti a revisione prima di essere commercializzati. In alcuni casi, le case automobilistiche e i produttori di componenti qualificati e certificati possono rimettere a nuovo alcuni pezzi di ricambio: ecco che si hanno, in questo caso, ricambi rigenerati, ovvero pezzi che vengono smontati e ripuliti nei loro singoli componenti e che, prima di essere assemblati nuovamente e rivenduti a un costo inferiore del 30% a quello del pezzo nuovo, devono superare il controllo di efficienza, qualità e sicurezza.
Per muoversi nella giungla degli acquisti, dunque, ANFIA suggerisce alcuni accorgimenti da tenere ben presente: evitare di fare acquisti da fonti non ufficiali; fare attenzione agli acquisti su internet, alle televendite e alle proposte “porta a porta”; tenere in considerazione il prezzo di mercato; affidarsi a un consulente; diffidare di ricambi sprovvisti dal Marchio CE; richiedere un preventivo, valutare la qualità e la provenienza dei pezzi di ricambio e pretendere una fattura contenente il dettaglio dell’intervento e delle parti sostituite, con i codici dei ricambi forniti e del costruttore. Nel caso in cui l’acquisto di un prodotto contraffatto non sia consapevole, ANFIA ricorda che sono applicabili le norme del Codice del Consumo, secondo le quali, così come avviene nel caso di prodotti non conformi, il contratto di vendita può essere annullato e il prezzo pagato rimborsato.