(Rinnovabili.it) – Una rete capillare di strutture dove i beni usati si liberino dell’etichetta di “rifiuto”. Questo l’obiettivo che si è posta l’Emilia Romagna. Attraverso il Fondo incentivante previsto dalla legge regionale sull’economia circolare (n.16/2015), in questi giorni l’amministrazione ha ulteriormente ampliato il numero di centri per il riuso presenti sul suo territorio. Grazie ad contributo di oltre 850 mila euro – gestito da Atesir, l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti – sono state aperte altre dodici strutture, di cui una a Cento (Fe) e l’altra a Piacenza, allargando così la copertura del territorio a otto province su nove con quaranta centri complessivi.
Centri per il riuso, come funzionano?
Il loro funzionamento è semplice, come spiega la stessa Regione in una nota stampa: i cittadini possono consegnare a titolo gratuito ai centri beni usati integri e funzionanti; il ritiro di tali beni può essere gratuito od oneroso secondo quanto stabilito dal Comune che le gestisce direttamente o indirettamente e che può anche prevedere agevolazioni tariffarie per gli utenti del servizio.
Dopo un periodo massimo di sei mesi, se il bene non è stato richiesto da nessuno, viene portato a un centro di raccolta rifiuti, recuperato, smaltito o, previo accordo con il Comune, può essere devoluto ad associazioni senza fini di lucro.
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A regolarne l’operatività e uniformarne la gestione, ci pensano le “Linee guida per il funzionamento dei centri comunali per il riuso” regionali approvate nel 2016. Il territorio sta terminando ora il primo periodo di sperimentazione nelle provincie. Per questo è partito un percorso di partecipazione, aperto a nuove proposte di amministrazioni e soggetti gestori, per aggiornarle e arricchirle con le idee emerse in seguito all’esperienza condotta nei mesi scorsi. L’obiettivo è rendere sempre più efficaci le politiche di riuso, migliorare i risultati e rispondere alle esigenze dei territori.
La Regione sta anche predisponendo delle nuove Linee guida per i centri non comunali del riuso che sono realizzati e gestiti da enti o associazioni privati concorrendo al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione della produzione dei rifiuti.