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Rendere redditizio il riciclo dei rifiuti alimentari

riciclo dei rifiuti alimentari
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(Rinnovabili.it) – Il riciclo dei rifiuti alimentari è una pratica antica, legata alla tradizione e a fasi storiche passate in cui ogni scarto doveva necessariamente divenire risorsa. In quel caso era un espediente legato alle necessità di sopravvivenza, ma la fase storica che viviamo impone meccanismi circolari a tutti i livelli che minimizzino il più possibile lo spreco di materia, di ogni genere. In questo senso, il nuovo studio dell’Università dell’Ohio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment  potrebbe essere illuminante: il team di scienziati che ci ha lavorato è riuscito a stimare le potenziali entrate economiche del riciclo, su larga scala, dei rifiuti prodotti dalle industrie alimentari e mostrare che possono avere una seconda vita, anche particolarmente redditizia, oltre che ambientalmente vantaggiosa. 

Bucce di patate, residui di pasta fritta, siero di latte residuo della produzione di casearia e diversi altri prodotti sono stati studiati al dettaglio nel loro contenuto e sulle potenzialità di trasformazione, rivelando che possono essere utili per diverse produzioni: non solo per ottimi fertilizzanti organici ma anche per combustibili sostenibili, biogas, elettricità e nuove sostanze chimiche. 

“La bioeconomia sta diventando molto più diffusa come argomento di conversazione. In questo caso, non sbarazzarti dei rifiuti alimentari- facci un po’ di soldi” ha detto Katrina Cornish, autore senior dello studio e professore di orticoltura e scienze delle colture e del cibo, ingegneria agricola e biologica presso l’Ohio State University, “Qui, stiamo mettendo il modello di base per i produttori di alimenti che si chiedono, ‘Cosa posso fare con questa roba?’ Il nostro diagramma di flusso li guida in una direzione specifica e impedisce loro di perdere tempo cercando qualcosa che sappiamo non funzionerà”.

Valorizzazione dei rifiuti alimentari attraverso il riciclo

La pratica è nota come “valorizzazione” e consiste nel determinare il valore potenziale dei rifiuti alimentari, destinandoli al riciclo. Gli scarti sono, secondo Cornish, qualcosa “che è altrimenti senza valore o anche un drenaggio di risorse per una società, quando si deve spendere soldi per sbarazzarsene”.

Smettere dunque di spendere soldi per gestire i rifiuti alimentari, cominciare a farne attraverso il loro riciclo. E – secondo gli autori della ricerca – ce n’è da farne abbastanza. Ogni anno negli Stati Uniti si sprecano più di 36 milioni di tonnellate di cibo: il 2% di questi scarti proviene dall’industria  che ogni giorno produce ingenti quantità di rifiuti destinati alle discariche o al massimo al compostaggio. 

Il team guidato dalla Professoressa Cornish ha studiato i potenziali rendimenti di 46 campioni di rifiuti alimentari, 14 dei quali provenienti dalle grandi industrie in Ohio e, per individuarne le migliori finalità di riciclo, li ha divisi in quattro categorie: vegetali, grassi, fanghi industriali e amidacei. In base alle proprietà fisiche e chimiche dei campioni ha determinato che alcuni rifiuti amidacei era ideali per la fermentazione dell’acetone chimico. 

Per determinare le possibilità di riciclo dei rifiuti alimentari presi in esame è stata studiata la loro densità energetica, che si basa sul potere di generare calore e sul rapporto carbonio-azoto. Così, ad esempio, i rifiuti alimentari grassi e minerali sono ideali per un riciclo anaerobico, tramite il quale è possibile generare biogas; la densità energetica dei rifiuti di soia li rende utili alla produzione di biodiesel. Per quanto riguarda gli scarti vegetali, dal basso potere calorifero, lo studio suggerisce di estrarre i flavonoidi, gli antiossidanti e i diversi pigmenti di cui sono ricchi per riutilizzarli in prodotti per la salute. 

Un importante passo avanti per la chiusura del ciclo

Gli esperimenti sui potenziali del riciclo dei rifiuti alimentari nei laboratori dell’Ohio University hanno portato alla trasformazione di gusci d’uova e di bucce di pomodoro – scarti dell’industria locale – in riempitivi per i prodotti di gomma.

Gli studi prodotti hanno mostrato che molti alimenti possono essere trasformati in altri prodotti, che spesso sono oggetto di specifici processi industriali: “In Ohio viene coltivato mais per la conversione in biocarburanti, acetone e butanolo, qui abbiamo identificato altre fonti già disponibili come rifiuti che è anche possibile convertire in tali prodotti”. 

La formula non è risolutiva e non chiude completamente il ciclo perché il riciclo dei rifiuti alimentari richiede comunque energia, e produce a sua volta scarti, ma si tratterebbe, applicandolo di larga scala, di un importante passo avanti verso gli obiettivi ambientali degli Stati Uniti e del Pianeta: “Abbiamo allineato questo lavoro con l’obiettivo dell’Agenzia per la protezione ambientale di ridurre il 50% delle perdite e degli sprechi alimentari entro il 2030”, ha detto Beenish Saba, ricercatore post-dottorato in ingegneria alimentare, agricola e biologica presso l’Ohio State. 

“Come si può ridurre questo spreco? La valorizzazione è un metodo. Quello che ci auguriamo che accada è che i produttori alimentari effettivamente guardino ai loro costi e alla loro impronta, e vedano quale di questi approcci per i loro rifiuti particolari funzionerà meglio, sarà più redditizio, e anche ridurrà al minimo l’impronta di carbonio,” ha detto la professoressa Cornish, “Qualsiasi rifiuto che può essere valorizzato ha un impatto diretto sul riscaldamento globale perché ha un impatto diretto sulle emissioni e sull’ecosistema. Si tratta di migliorare la sicurezza energetica e ridurre gli impatti finanziari e ambientali della gestione dei rifiuti alimentari”. 

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