(Rinnovabili.it) – È ufficialmente partito il conto alla rovescia per l’approvazione di uno provvedimenti più ambiziosi al mondo in materia di economia circolare ed accumulo energetico. Parliamo del nuovo Regolamento UE sulle Batterie, un ambizioso pacchetto di norme nate per garantire che pile ed accumulatori immessi nel mercato comunitario siano sostenibili, efficienti e sicuri durante l’intero ciclo di vita. Il regolamento, che dovrebbe entrare in vigore a inizio 2023, porterà per industria, consorzi e cittadini nuove opportunità ma soprattutto nuove sfide. Un tema particolarmente caldo, affrontato recentemente nel convegno “Il Regolamento europeo sulle batterie e le sfide per la catena del valore”, organizzato da Erion nel corso di Ecomondo 2022. E per meglio capire quali siano le sfide del futuro prossimo ne abbiamo parlato direttamente con Laura Castelli, Direttrice Generale di Erion Energy, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Pile e Accumulatori.
Dott.ssa Castelli il Regolamento comunitario introduce diversi obiettivi sfidanti, tra cui precisi target di raccolta delle batterie portatili: un 65% entro il 2025, e 70% al 2030. Quanto siamo distanti da questi target in Italia e quali sono a suo avviso, se esistono, le criticità nel raggiungerli?
Nel 2021 il tasso di raccolta delle batterie portatili in Italia è stato pari a circa il 30% dell’immesso sul mercato. Siamo a meno della metà del target definito nell’attuale proposta di Regolamento per il 2025. Raggiungere l’obiettivo significa incrementare la raccolta e, per farlo, dobbiamo partire dalla sensibilizzazione dei cittadini. Un recente studio, realizzato da Ipsos per Erion, ha rivelato che, in Italia, un cittadino su due accumula le proprie pile esauste nei cassetti di casa invece di gestirle in maniera adeguata affinché se ne riciclino le materie in esse contenute. L’8% non è a conoscenza delle corrette procedure di conferimento di questi rifiuti o non sa dove siano ubicati i centri di raccolta. Per il 28% degli intervistati questi punti, pur essendo presenti nelle loro zone di residenza, non sono facilmente raggiungibili; mentre un 10% ha dichiarato la totale mancanza di possibilità di conferimento. C’è ancora una significativa percentuale che getta le pile esauste nell’indifferenziata (9%) o nel bidone giallo della plastica (4%) e circa il 13% degli italiani non sa quali siano i gravi rischi ambientali legati ad una scorretta gestione di questi rifiuti.
Quale sarà il lavoro di Erion in tal senso? Quale sarà la maggiore sfida che il nuovo Regolamento imporrà ai Sistemi Collettivi?
Pensiamo che, sul tema delle batterie portatili, la formazione e la sensibilizzazione dei consumatori sia una delle strade più importanti da seguire. In questa direzione “Energia al Cubo”, il progetto promosso da Erion Energy per incrementare la raccolta delle pile in Italia. Insieme a sei partner operanti sul territorio italiano, abbiamo distribuito in diverse zone del paese migliaia di piccole scatole per la raccolta domestica delle pile. Parallelamente abbiamo fatto sensibilizzazione per far meglio comprendere i vantaggi ambientali, economici e sociali del riciclo delle materie, e l’importanza delle nostre scelte in questo processo.
Proprio la raccolta sarà, quindi, una delle sfide principali del nuovo Regolamento considerando anche le nuove tipologie di rifiuti come quelli provenienti dal settore della mobilità elettrica. Un’altra sfida sarà quella che riguarderà i Produttori in tutta la parte che precede l’end of waste come la catena di approvvigionamento, i target di contenuti di materiale riciclato all’interno dei nuovi prodotti ed il passaporto elettronico. Sono sfide sulle quali noi di Erion siamo pronti a offrire un supporto.
Il regolamento impone anche una serie di obiettivi di riciclo delle materie prime critiche. Si tratta di percentuali raggiungibili nei tempi previsti? Quanto conta in questo caso la progettazione delle batterie e quanto la raccolta differenziata?
Gli attuali volumi di rifiuti che si raccolgono in Italia non sono attualmente sufficienti per produrre le materie prime riciclate da impiegare in nuovi cicli produttivi.
La progettazione delle batterie e la raccolta vanno di pari passo in questo momento: abbiamo necessità di aumentare i volumi di raccolta, e di conseguenza di trattamento, per poter fornire sufficiente materiale che possa essere reimpiegato nei nuovi prodotti mantenendo gli altissimi livelli di efficienza che sono oggi garantiti dalle materie prime vergini. Per fare ciò, sarà necessaria da parte dei produttori un’attenta riprogettazione del processo produttivo.
Una delle novità più interessanti del nuovo regolamento è la creazione di “passaporto” per le batterie industriali e quelle dei veicoli elettrici. Quali sono a suo avviso i benefici di un simile strumento? Quale aspetto non può mancare nell’implementazione di questa misura?
Un aspetto molto interessante del Digital Product Passport è quello di progettare e dimostrare di avere una catena di approvvigionamento responsabile. Parlo dell’introduzione di una certificazione, da parte di un ente terzo, delle fasi di approvvigionamento delle materie prime e del fatto che questa informazione diventerà obbligatoria per tutti i player di mercato. È un passaggio importante perché, per esempio, se un impianto di trattamento avesse a disposizione maggiori informazioni sul contenuto della batteria potrebbe definire processi di trattamento più efficienti.
Per implementare questa misura e renderla davvero efficace c’è bisogno di un sistema informativo funzionante che sia anche sicuro, affidabile e in grado di creare una rete di dati accessibili a tutti gli operatori del settore. È parimenti importante fare attenzione a quali informazioni inserire nel passaporto digitale: è indispensabile che l’obbligo di condivisione dei dati sulla composizione di una batteria rispetti il know how e i segreti industriali dei Produttori a beneficio delle regole di mercato.