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Regione Sardegna e Glencore litigano sull’impianto di riciclo delle batterie

L’assessorato ha negato una procedura autorizzativa rapida per l’impianto sperimentale di riciclo delle batterie a Portovesme

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Via depositphotos.com

La multinazionale anglo-svizzera minaccia ora di trasferire altrove i suoi piani per un polo del riciclo delle batterie dei veicoli elettrici

(Rinnovabili.it) – La valutazione di impatto ambientale non piace a Glencore, che ha minacciato ieri di spostare fuori dall’Italia il suo progetto di un impianto per il riciclo delle batterie al litio. Troppo lungo il processo, secondo la società mineraria anglo-svizzera, che aveva in mente di avviare la fabbrica in Sardegna. 

Lo scorso maggio, l’azienda ha annunciato il progetto insieme alla Li-Cycle Holdings. L’intenzione era costruire un centro di riciclo in Italia per produrre materiali tra cui il carbonato di litio. In questo modo, il nostro paese avrebbe contribuito a fronteggiare la carenza globale di materie prime chiave per un mercato in crescita come quello delle auto elettriche. Un mercato che non ha ancora un settore del riciclo sufficientemente sviluppato.

L’hub doveva sorgere a Portovesme, in un programma di riconversione dell’impianto già posseduto da Glencore. La promessa era di avviare il nuovo polo per il riciclo delle batterie entro il 2027.

Tuttavia, venerdì scorso l’assessorato all’ambiente della Regione Sardegna ha posto delle condizioni. Impossibile, ha detto l’assessore Marco Porcu, garantire un processo autorizzativo accelerato al progetto. Quest’ultimo deve invece passare attraverso una valutazione di impatto ambientale (VIA) completa. La risposta delle autorità non è piaciuta all’azienda, che ora minaccia di andarsene. Secondo le dichiarazioni riportate dalle agenzie, Glencore “potrebbe prendere in considerazione opzioni alternative se l’inutile estensione del processo di approvazione si traduce in un ritardo nella tempistica”.

Contro la decisione dell’assessore si schierano anche i sindacati, che parlano del rischio di perdere investimenti per 5 milioni di euro e mandare in fumo 30 posti di lavoro.  La giunta per ora non ribatte. L’assessorato, in mano a Fratelli d’Italia, ha scelto la via cautelativa e non è dato sapere quanto (e se) la decisione sia legata anche alla questione parallela della vertenza Portovesme. L’attuale impianto è infatti in una profonda crisi, che l’azienda imputa al costo dell’energia. I piani di riconversione sono però ancora nel cassetto e il governo regionale vuole vederli. Forse questo stallo sul progetto sperimentale, quindi, è solo una mossa di una partita a scacchi che durerà molto più a lungo.