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Recuperare l’argento dai pannelli solari con la nuova tecnica made in Italy

L’Università di Camerino pubblica una ricerca che spiega come recuperare l’argento dai pannelli solari esausti in modo facile ed economico

recuperare l'argento dai pannelli solari
Foto di Susan Q Yin su Unsplash

L’innovazione permette di recuperare l’argento dai pannelli solari invece di gettarlo via

Un team di chimici, metallurgisti e ingegneri italiani ha sviluppato un metodo altamente efficiente per recuperare l’argento dai pannelli solari esausti. I ricercatori vengono dall’Università di Camerino e hanno pubblicato la loro scoperta sulla rivista Environmental Technology & Innovation

Il lavoro può dare nuove prospettive a un settore che arranca inseguendo una sostenibilità autentica. L’aumento nell’uso grazie anche agli incentivi per il fotovoltaico è infatti fondamentale per la transizione energetica. Ma ha introdotto nuove sfide ambientali. Tra le più importanti c’è proprio lo smaltimento dei pannelli dopo la fine della loro vita utile.

Alcuni componenti dei pannelli solari, come ferro, acciaio e alluminio utilizzati per supporti e strutture, sono relativamente facili da riciclare. Altri componenti, in particolare l’argento utilizzato nei circuiti elettrici, risultano più difficili da recuperare. La ragione è che richiedono complesse operazioni di separazione dal rame. Di conseguenza, questi materiali vengono raramente riciclati, gettando al vento preziose risorse.

Come riciclare i pannelli solari recuperando l’argento

Il team italiano ha sviluppato un metodo economico per recuperare l’argento dai pannelli solari utilizzando un persolfato attivato da una base insieme all’ammoniaca. In questo processo, il persolfato funge da agente ossidante, mentre l’ossido di rame prodotto agisce come strato protettivo, impedendo la lisciviazione del metallo.  

Dopo numerosi esperimenti per trovare le giuste proporzioni dei materiali, i ricercatori hanno identificato le condizioni ideali: una concentrazione di ammoniaca di massa molare 0,5 e persolfato di potassio di 0,2 moli per litro, con un tempo di reazione di un’ora. Queste condizioni permettono di separare l’85% dell’argento presente nei campioni.

Successivamente, utilizzando un processo di elettrodeposizione-sostituzione redox, il team è riuscito ad aumentare il recupero di argento fino al 98,7%. L’arricchimento delle particelle di argento è stato confermato tramite un microscopio elettronico a scansione. Il processo è relativamente più economico di quelli abitualmente utilizzati. Secondo i ricercatori di Camerino, “questo approccio dimostra di essere selettivo nel suo recupero di argento e non richiede alcuna aggiunta chimica. Questa caratteristica unica rende la metodologia competitiva rispetto ai processi convenzionali”.

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