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L’Italia è prima in Europa per economia circolare

rapporto economia circolare

 

Rapporto economia circolare: quella italiana batte la Germania 103 a 88

(Rinnovabili.it) – Primi in produzione, primi in gestione dei rifiuti, sul podio anche per consumi, investimenti e mercato delle risorse prime seconde. Interrogata in tutte le materie dell’economia circolare, l’Italia passa l’esame a pieni voti, guadagnandosi l’etichetta di prima della classe. A confermarlo sono i numeri contenuti nel Rapporto Economia Circolare 2019, il documento d’analisi elaborato da Enea e Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e 13 aziende e associazioni di impresa. Oggi in occasione della prima conferenza nazionale sul tema a Roma, le due realtà hanno offerto una panoramica dei progressi che rendono il Belpaese primo in Europa per l’indice complessivo di circolarità. L’indice ci premia, infatti, con 103 punti, a fronte dei 90 assegnati a Regno Unito, 88 alla Germania, 87 alla Francia e 81 alla Spagna.

 

“L’Italia – spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione e del Network – vanta sicuramente grandi risultati […] dobbiamo però impegnarci a tenere alto il livello delle nostre performance”. Sono ancora molti, infatti, gli ostacoli da risolvere e i nodi da sciogliere. Di fronte a ottimi risultati ottenuti ad esempio nel riciclo, dove l’impegno nazionale (67%) è nettamente superiore alla media europea (55%), o nella quota di rinnovabili consumata, che ci vede davanti tutte le grandi economie europee, abbiamo alcuni settori problematici e margini per migliorare.

 

“Nei settori del riciclo, del riuso e della riparazione l’Italia registra un ottimo livello di occupazione, il 2,1% del totale, al di sopra della media UE 28 che si ferma a quota 1,7%”, dice il vicepresidente del Circular Economy Network Luca Dal Fabbro. “Dobbiamo lavorare per rafforzare ulteriormente questa posizione, facendo in modo che le istituzioni e le aziende riescano a lavorare in maniera sempre più sinergica”.

 

Va male la raccolta di vestiti usati, per citare un comparto debole: a fronte di un consumo abbastanza elevato di prodotti tessili, il tasso di raccolta nazionale è notevolmente più basso rispetto alle altre realtà europee.

 O ancora, lo smaltimento in discarica: oggi è al 25%, in linea con la media UE, ma con valori ancora elevati rispetto ad altre realtà come la Germania, la Francia e il Regno Unito.

 

L’Italia è prima in Europa per economia circolare

 

 

Ma soprattutto il buon trend che ha caratterizzato gli anni passati sta rallentando: in confronto alle valutazioni 2018, abbiamo conquistato solo un punto in più nel corso di un anno, mentre gli altri grandi Paesi del continente stanno dimostrando di aver preso slancio, anche sull’onda delle nuove direttive europee approvate lo scorso luglio.

Ed è proprio sul recepimento dei provvedimenti UE nella normativa italiana, che si gioca parte delle performance future.

Non solo. “Servono un piano e una strategia nazionale – aggiunge Ronchi – una regolazione sull’end of waste che permetta ai numerosi progetti industriali in attesa di autorizzazione di partire. Ma serve anche una visione politica e amministrativa che manovri le leve della fiscalità, degli incentivi all’innovazione in favore dell’economia circolare, che va pensata non come un comparto, ma come un vero e proprio cambiamento profondo di modello economico”.

 

Per riassumere gli strumenti fondamentali su cui puntare, il Rapporto Economia circolare riporta in apertura il decalogo che prevede di:

 

 

Leggi qui la versione integrale del rapporto economia circolare 2019

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