(Rinnovabili.it) – Nel corso della presentazione Rapporto Sostenibilità 2022 del CONOU (Consorzio degli Oli Usati) – in collaborazione con Il Sole 24Ore Eventi – è emerso un primato: nel 2022 il CONOU ha raccolto 181 mila tonnellate di olio lubrificante usato, ovvero la totalità del raccoglibile.
Un dato che riempie di soddisfazione, ma il meglio deve ancora venire: più del 98% dell’olio raccolto è stato rigenerato. Questo significa che dall’olio usato sono state prodotte 118mila tonnellate di nuove basi lubrificanti e più di 38mila tonnellate di bitumi e gasoli.
Lubrificanti rigenerati: qualità pari a quelli tradizionali
La rigenerazione è molto importante: la qualità dei lubrificanti rigenerati è pari a quelli prodotti in modo tradizionale dal petrolio. Il Consorzio è composto da 103mila siti tra officine e industrie su tutto il territorio nazionale e due aziende di rigenerazione che chiudono il cerchio del riciclo.
La filiera del CONOU è una vera eccellenza in Europa, dove si ricicla solo il 61% dell’olio usato raccolto, e il 40% di questo viene bruciato. Non è solo l’ambiente a giovarsi dell’attività del CONOU: il risparmio sulla bolletta per importazioni di greggio evitate ammonta a circa 130 milioni di euro, tra occupazione diretta e indotto hanno lavorato 1.216 persone.
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CONOU, primo in Italia per raccolta e riciclo dell’olio minerale usato
Il CONOU svolge la sua attività dal 1984: è stato il primo ente italiano dedicato alla raccolta e al riciclo di un rifiuto pericoloso, l’olio minerale usato (ovvero ciò che rimane alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti).
Se raccolto e smaltito correttamente, questo rifiuto particolarmente inquinante (il cambio d’olio di una macchina inquina una superficie pari a un cambio di calcio) può trasformarsi in un’importante risorsa, con effetti positivi sulla qualità dell’ecosistema e sulla salute dell’uomo.
Da dove viene questa capacità di riciclo che è una peculiarità tutta italiana (siamo leader europei del riciclo, superando perfino la Germania)? Probabilmente ha radici nella storia: siamo un Paese povero di materie prime che trova il suo punto di forza nella creatività e nell’ingegno, la materia prima più sostenibile che ci sia.
«Il CONOU è la dimostrazione di come si possa partire da un rifiuto per costruire un qualcosa di importante per il Paese, che ci porta a primeggiare in ambito europeo», ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Transizione Ecologica, Gilberto Picchetto Fratin, alla presentazione del Rapporto CONOU 2022.
Il tavolo a tre gambe della sostenibilità
La battaglia contro il cambiamento si batte sedendosi al tavolo a tre gambe della sostenibilità – transizione energetica, cambio di abitudini, economia circolare – come la ha definito Riccardo Piunti, presidente del CONOU.
Sostenibilità e circolarità sono le due parole chiave del Rapporto CONOU 2022: «I processi di circolarità per l’uso efficiente delle risorse nello sviluppo di tecnologie e know-how organizzativo applicati nella Filiera del CONOU hanno permesso di creare una catena di valore per l’ambiente, l’economia e la salute umana senza eguali in Europa.
Grazie al ruolo svolto dal Consorzio come bilanciatore, arbitro e controllore della sua filiera di 60 aziende sul territorio nazionale, neppure una goccia di un rifiuto pericoloso viene dispersa nell’ambiente, ma tutto viene rigenerato e trasformato in una nuova preziosa risorsa».
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Raccolta capillare e gratuita su tutto il territorio nazionale
Esiste il pericolo di smaltimenti illegali? No, ha sottolineato Piunti, perché il CONOU raccoglie gratuitamente l’olio direttamente da chi deve smaltirlo (meccanici, officine, concessionari, etc.). Questo è un fiore all’occhiello del CONOU, che arriva letteralmente dovunque, anche nei posti più remoti, una cosa che non avviene nemmeno in Norvegia!
Il CONOU ha una rete capillare di raccoglitori che instaurano un rapporto personale affinché il prelievo sia efficace ed efficiente.
L’autista non è un semplice autista: è anche un “consulente” del meccanico a cui spiega come conservare correttamente gli oli usati, aiuta nella compilazione di registri e formulari. Il suo fiuto e il colpo d’occhio gli permettono di riconoscere partite di olio inquinate che, se mescolate al resto della raccolta, comprometterebbero il contenuto dell’intero serbatoio.
L’88% della richiestadi raccolta dell’olio usato è pervenuta dalle officine, il 12% dall’industria. La media di olio raccolto è pari a circa 3 Kg per abitante (la quota maggiore è al Nord, seguito dal Centro e da Sud e Isole).
Il Rapporto 2022 è preparato con il supporto di Deloitte Italia e la revisione di Ernst&Young. Le modalità di rendicontazione, ha spiegato Monica Palumbo (partner Deloitte Sustainability), cambiano continuamente per adattarsi ai cambiamenti del mercato.
L’economia circolare è una forma di economia
Questo Rapporto ha adottato per la prima volta l’approccio in accordance, secondo gli standard internazionali della Global Reporting Initiative (GRI Standards) relativi all’impatto della sostenibilità.
È una garanzia di trasparenza che restituisce un quadro esauriente di tutti gli indicatori di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica).
Come ha sottolineato Roberto Giacomelli, EY Partner Climate Change and Sustainability Services, l’Italia è già avanti sull’attività di assurance, che la Commissione Europea renderà obbligatoria dal 2024.
Piunti ha tenuto a precisare che l’economia circolare è una forma di economia di cui si giova anche l’ambiente. Per questo è importante che i dati siano misurabili.
Cominciamo col dire che nel 2022 il lavoro del CONOU ha evitato l’immissione in atmosfera di 64 mila tonnellate di CO2 equivalente (-43%) rispetto all’estrazione e raffinazione di petrolio vergine come materia prima.
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I dati devono essere misurabili
Gli altri dati positivi per la tutela dell’ambiente e della salute umana mostrati nel Rapporto 2022 sono: -86% di utilizzo dei combustibili fossili, -29% di consumo di acqua, -77% di sfruttamento del suolo, -78% di eutrofizzazione, -84% di emissione di anidride solforosa (responsabile delle piogge acide), -90% di emissioni di clorofluorocarburo11 (il gas responsabile dei danni allo strato di ozono), -84% di unità tossiche con effetti cancerogeni, -93% di unità tossiche con effetti non cancerogeni.
«Siamo davvero orgogliosi di tenere alta la bandiera dell’Italia in Europa nel nostro settore. Il nostro report conferma quanto impegno e dedizione il Consorzio impieghi nella propria attività, con l’intenzione di fare la sua parte nella lotta al cambiamento climatico.
Nel nostro approccio la sostenibilità viaggia di pari passo con la trasparenza, e siamo convinti che il nostro modello consortile italiano sia un’eccellenza a cui guardano con interesse anche gli altri paesi europei.
Quando parliamo di sostenibilità, inoltre, lo facciamo anche in un senso più ampio, considerando oltre agli impatti ambientali anche fattori come il consumo di risorse, salute e sicurezza, governance, parità di genere, coesione e coinvolgimento degli stakeholder», ha dichiarato Ricardo Piunti.