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Raggiunta una stabilità notevole nelle plastiche riciclabili da cellulosa

Ricercatori giapponesi ottengono cellulosa da molecole commerciali per produrre plastiche riciclabili molto più promettenti di prima

plastiche riciclabili
Foto di everdrop GmbH su Unsplash

Le plastiche riciclabili potranno avere applicazioni in ottica, elettronica e biomedicina

(Rinnovabili.it) – Utilizzando cellulosa, derivata da biomasse vegetali come paglia e segatura, si possono creare polimeri riciclabili. Non è una novità, ma stavolta sembra che la sperimentazione abbia raggiunto una certa stabilità nel materiale. Il merito è dei ricercatori dell’Università di Hokkaido, che hanno testato un metodo innovativo per produrre plastiche riciclabili da materiale vegetale che possono avere diverse applicazioni. 

Sfruttando molecole commerciali come levoglucosenone e diidrolevoglucosenone, ottenute dalla cellulosa, hanno sviluppato nuovi processi chimici per sintetizzare i polimeri polisaccaridi innaturali. La sfida principale è stata controllare la reazione di polimerizzazione per ottenere polimeri stabili ma anche riciclabili

Come ha dettagliato Feng Li, ricercatore che ha lavorato all’esperimento, “Le sfide più grandi consistevano nel controllare la reazione di polimerizzazione che collega insieme le molecole monomeriche più piccole e ottenere materiali polisaccaridici che fossero sufficientemente stabili per le applicazioni comuni, pur potendo essere scomposti e riciclati da condizioni chimiche specifiche”.

La cellulosa è uno dei componenti più abbondanti della biomassa derivata dalle piante. Compone in buona misura le robuste pareti cellulari che circondano tutte le cellule vegetali. La cosa interessante è che può essere facilmente ottenuta da scarti vegetali, come paglia e segatura. Pertanto, utilizzarla come materia prima per la produzione di polimeri non dovrebbe ridurre la disponibilità di terreni agricoli per la produzione alimentare.

I film polimerici trasparenti realizzati dai ricercatori giapponesi aprono a potenziali utilizzi in settori come ottica, elettronica e biomedicina. Hanno infatti elevata trasparenza, ma bassa flessibilità “I materiali sono piuttosto rigidi”, spiega il professor Toshifumi Satoh, tra gli autori della ricerca. “Potrebbe essere difficile utilizzarli in materiali plastici flessibili come i sacchetti di plastica, quindi mi aspetto che saranno più adatti per materiali ad alte prestazioni”.

Il team mira però ad esplorare ulteriori possibilità in collaborazione con esperti in chimica computazionale, intelligenza artificiale e sintesi automatizzata. L’obiettivo finale è mettere in piedi un sistema chiuso e sostenibile, sintetizzando polimeri da biomasse con meccanismi di riciclo efficienti.