Dai giocattoli al settore biomedico, come può cambiare la produzione e riciclo della cellulosa
Un metodo efficiente di produzione e riciclo della cellulosa permette di realizzare nanofibre sostenibili che possono prendere il posto dei polimeri di derivazione petrolchimica. La cellulosa è infatti uno dei più importanti polisaccaridi esistenti e si trova in abbondanza in natura. È presente nelle pareti cellulari delle piante e in alcune alghe, oltre che sintetizzata da certi batteri. Trasportarla nei processi industriali può ridurre drasticamente la dipendenza dai materiali non rinnovabili. Con questo progetto in mente, l’Università di Tecnologia di Kaunas (KTU), in Lituania, ha sviluppato una matrice nanofibrosa a base di cellulosa molto promettente per diversi settori: tessile, giocattoli e perfino biomedico.
Come produrre e riciclare la cellulosa
Il metodo di produzione sviluppato utilizza una tecnica di elettrofilatura chiamata wet electrospinning, con cui la cellulosa viene disciolta in solventi ionici “green” per creare fibre. Questo processo consente di ottenere una struttura gelificata che grazie al riciclo della cellulosa rende la produzione più ecologica e flessibile: il polisaccaride riciclato può essere impiegato per oggetti come giocattoli e attrezzature sportive, mentre la cellulosa pura trova applicazioni in campo biomedico.
Una risorsa per la medicina rigenerativa
La matrice di nanofibre di cellulosa sviluppata dalla KTU si comporta come un’impalcatura che sostiene la crescita cellulare, elemento cruciale in ingegneria tissutale. Grazie alla sua biocompatibilità e resistenza meccanica,non provoca reazioni immunitarie e resiste alle sollecitazioni generate dalla proliferazione cellulare. Inoltre, la capacità di assorbire l’umidità la rende ideale per la guarigione delle ferite, poiché regola il livello di umidità durante il processo di riparazione.
Possibili sviluppi nella ricerca contro il cancro
Oltre alla rigenerazione dei tessuti, le nanofibre di cellulosa possono essere utilizzate per creare modelli tridimensionali (3D) che simulano meglio l’ambiente naturale delle cellule. Questa caratteristica rappresenta un grande vantaggio per la ricerca sul cancro, poiché i modelli 3D consentono di studiare più accuratamente le interazioni cellulari, contribuendo a una maggiore comprensione della malattia e dei possibili trattamenti.