(Rinnovabili.it) – Dei limoni non si butta niente. I limoni biologici hanno la buccia edibile e sono una vera miniera di salute e di vitamine, in cucina sono un jolly in grado di regalare freschezza a qualunque preparazione. Sono apprezzati in cosmetica e nei profumi. Ma non finisce qui.
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L’ENEA ha brevettato un sistema innovativo insieme alla startup Navhetec srl (spin-off dell’Università di Palermo nata nel 2016) e Agrumaria Corleone spa (azienda che dal 1890 produce succhi ed essenze per l’industria con gli agrumi siciliani) per trasformare gli scarti di lavorazione dei limoni in integratori e nutraceutici che si sono rivelati utili nella prevenzione di alcune patologie come obesità, diabete, ipercolesterolemia e disturbi cardio-vascolari. Il progetto rientra nelle attività di ricerca e sviluppo dell’ENEA per il miglioramento e la sostenibilità dei processi di produzione ed è una concreta applicazione dei principi di economia circolare: dagli scarti agroalimentari, nel nostro caso dai limoni, si ottengono nuovi materiali e intermedi da utilizzare nei settori food e no-food.
L’innovazione messa a punto da ENEA si basa sulla “separazione su membrana” che viene poi seguita da fasi di incapsulamento ed essiccazione grazie alla tecnologia di spray-drying, o essiccazione a spruzzo. Grazie a questa particolare tecnologia, dagli scarti o dai sottoprodotti ottenuti durante la lavorazione dei limoni, è possibile ottenere delle “nanovescicole”, ovvero delle piccolissime sfere che contengono composti bioattivi: acidi nucleici, polifenoli, lipidi e proteine.
Già nel 2015 alcuni studi di Navhetec avevano dimostrato la funzione antitumorale degli agrumi, mentre gli studi attualmente in corso ne rilevano le proprietà antinfiammatorie. Nel 2019, infine, è stata effettuata una sperimentazione su volontari sani da cui si è apprezzata una riduzione di alcuni fattori di rischio cardiovascolare, come il colesterolo-LDL e la circonferenza vita.
Il brevetto di ENEA è applicabile ad altri tipi di vegetali per ottenere un prodotto di facile dosaggio e di altrettanto facile utilizzo; ha un’alta stabilità e conservabilità e può essere trasferito su scala industriale consentendo di risparmiare costi e temi di produzione rispetto alle tecniche tradizionali di ultracentrifugazione. Come spiega Paola Sangiorgio, ricercatrice del Laboratorio Bioprodotti e Bioprocessi del Centro Ricerche ENEA della Trisaia, «il brevetto, utile anche per la formulazione di cibi e bevande con proprietà nutraceutiche, si ispira al principio zero waste nei processi produttivi ed è in grado di rispondere sia a esigenze ambientali che economiche, legate da una parte all’abbattimento dei costi di smaltimento e dall’altra alla trasformazione degli scarti agroindustriali in bioprodotti ad alto valore aggiunto».
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