Le Information Technologies si mettono al servizio del riciclo dei pfu nel progetto di una organizzazione sudafricana
«Questo premio – ha detto nel suo discorso Hermann Erdmann, amministratore delegato di REDISA –mostra a livello internazionale i nostri grandi sforzi nella creazione di un sistema di gestione che sia uno strumento capace di costruire e far crescere una industria del riciclo, creare posti di lavoro, avere a che fare con un problema ambientale e allo stesso tempo dare un significativo contributo alla riduzione dell’impronta di carbonio nazionale».
Attraverso questo metodo, spiega Erdmann, è stato possibile raggiungere un importante numero di obiettivi incluso il recupero di quasi 30 mila tonnellate di pneumatici fuori uso.
Uno degli elementi più importanti del metodo REDISA è la raccolta di dati capillare e geolocalizzata. Nell’intento di conoscere le dimensioni del problema dei pfu smaltiti nel Paese, l’iniziativa ha sviluppato un sistema di mappatura che ha permesso di identificare le fonti di giacenza dei pneumatici a fine vita, come i commercianti di gomme e gli accumuli di pfu illegali. In soli 18 mesi di attività, l’operazione ha permesso di avviare rapporti con la metà dei commercianti di gomme del Paese e creare 743 posti di lavoro.
Non è finita: REDISA infatti ha deciso di mappare anche le emissioni di CO2 derivanti dal processo di riciclo degli pneumatici fuori uso. Sempre affidandosi alla tecnologia Oracle, riesce a calcolare le emissioni delle fabbriche, cosicché, in futuro, l’avanzamento tecnologico delle stesse possa tenerne conto come parametro chiave per un miglioramento sostenibile.